Arzano.Città sotto scacco di camorra, racket e baby gang. Assenza di posti di blocco e controlli sul territorio: appello al Ministro dell’Interno Lamorgese.
La denuncia del giornalista sotto scorta Mimmo Rubio mette a nudo di quanto Arzano sia diventata fanalino di coda per la sicurezza nei comuni a nord di Napoli. Sarebbero già riprese, infatti, – secondo Rubio -, le attività criminali del clan della 167 di Arzano.
Nonostante la decapitazione della cosca da parte dei carabinieri con la maxi retata dello scorso 25 aprile e con l’ultimo blitz del weekend culminato con la cattura in spiaggia del latitante Luigi Piscopo, alias “o sicc”, la camorra locale non si sarebbe fermata in questo arco di tempo.
“Secondo radio-città – precisa ancora Rubio -, alcuni esponenti in libertà della cosca starebbero già chiedendo il pizzo in città. Serve quindi una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio (è ripreso anche lo spaccio di droga nel centro storico) e serve, nel contempo, anche coraggio da parte di commercianti e imprenditori sotto estorsione nel denunciare, anche in forma anonima, alle associazioni anti racket”.
I vicoli e la periferia che fanno della vecchia Arzano un inespugnabile fortino, sono gli stessi che la rendono invivibile la condannano sempre a occupare gli ultimi posti delle graduatorie della sicurezza, restituendo all’esterno l’immagine di un paese infernale, dove la criminalità è in parte accettata come parte integrante del contesto sociale.
La camorra e l’assenza di una politica coraggiosa, stanno pian piano desertificando il tessuto commerciale. Con le industrie sempre più distaccate dal contesto locale. Quasi due mondi divisi. Ma la responsabilità sarebbe principalmente politica, e la dimostrazione sono i tre scioglimenti per camorra.
E in questa fase delicatissima, al netto del bilancio da approvare e atteso dalla Procura contabile, delle diffide da parte del Prefetto Palomba, delle indagini della magistratura, dei rinvii a giudizio, delle acquisizione di abusi ancora al palo, delle interrogazioni parlamentari, degli abbattimenti delle case dei boss ancora congelate e dei dipendenti condannati mai sottoposti a procedimenti disciplinari: si dimostra ancora una volta di come la politica sia intesa esclusivamente come posizionamento politico e gestione.
Anche in questo momento storico, quello che appare è di come al comune si sia prioritariamente pensato a nomine esterne di dirigenti a “tempo” e sotto “controllo politico” nei settori che hanno dimostrato i maggiori vulnus mafiosi ma che determinano consensi.
Con il pericolo di infiltrazioni nell’edilizia, concorsi, PUC, servizi e incarichi.
Luigi Vanacore
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