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San Carlo di Napoli: stipendi, botta e risposta De Luca-Lissner 

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“Aumentarsi gli stipendi, nel momento in cui c’è una crisi drammatica nel Paese e abbiamo la gente che non riesce ad arrivare a fine mese, mi pare una cosa sgradevole, sbagliata e inaccettabile”.

Come è solito fare, Vincenzo De Luca non usa mezze misure per ribadire la propria posizione sulla questione dei compensi della dirigenza del teatro San Carlo, che negli ultimi mesi lo ha visto attaccare più volte il direttore generale, Emmanuela Spedaliere, ma anche il sovrintendente Stèphane Lissner.

Questa volta, però, i contendenti sono nella stessa sala, per la presentazione della piattaforma digitale della cultura, finanziata dalla Regione. “Nel consiglio di indirizzo abbiamo espresso questa posizione, le altre istituzioni presenti non l’hanno fatto, ognuno si presenta con il suo volto”, incalza De Luca.

I giornalisti gli ricordano che anche il Comune di Napoli ha aumentato gli stipendi: “Che siano lapidati”, ironizza il ‘governatore’, precisando che il principio vale per tutti, con un’eccezione.

“L’unico che dovrebbe aumentarselo – aggiunge – è il presidente della Regione, ma nessuno ci pensa perché siamo in un mondo di malviventi”. Sullo sfondo delle polemiche per i compensi, resta la questione dei finanziamenti al Lirico, che è stato motivo del contendere con il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.

“La Regione ha sempre sostenuto e sosterrà, anche da sola se necessario, il San Carlo – assicura il presidente – ma tutte le istituzioni devono fare la propria parte. Con la precedente Amministrazione, il Comune ha detto che dava per due anni 600mila euro e nel bilancio questi soldi non c’erano. Questa è una truffa e io mi indigno. Dobbiamo riportare la situazione a una condizione di razionalità e di normalità”. E si augura, quindi, che si ponga fine a quella che definisce “una logica parassitaria, cioè che la Regione paga e gli altri parlano”.

“Nel corso degli anni a Napoli è prevalsa la linea Troisi per l’acquisto del famoso televisore – spiega – c’era chi pagava un milione e chi 5mila lire. In italia c’è una legge bizzarra, che prevede che il presidente della fondazione teatrale sia il sindaco del comune capoluogo. E’ una legge in vigore da decenni, ma nel corso degli anni si è tradotta in un’anomalia finanziaria”.

Lissner ascolta le parole di De Luca seduto al suo fianco e al termine della conferenza stampa si toglie qualche sassolino dalla scarpa. “E’ una legge italiana – taglia corto il sovrintendente – quando sono stato alla Scala lo Stato contribuiva con 35 milioni, la città di Milano con due milioni, però il sindaco era il presidente della fondazione. Non c’entra niente chi dà più o meno, è una legge che va applicata”.

Ai giornalisti che gli domandano se sia infastidito dagli attacchi di De Luca, Lissner si limita a dire di aver risposto all’invito del presidente della Regione per presentare la piattaforma. “E’ progetto digitale che lui ha finanziato dall’inizio e non è poco – prosegue – perché è un costo molto importante. Ho sentito delle parole molto positive sul progetto, per me basta”.

Dal canto suo, De Luca chiarisce che “non c’è alcuna pace da siglare perché non c’è stata una guerra. Ho detto quello che penso per il passato come dirò quello che penso per il futuro, e ho anche chiarito a tutti che nessuno può permettersi di nascondersi dietro i simboli per fare quello che vuole, perché con me questo metodo non funziona”.


Articolo pubblicato il giorno 19 Maggio 2022 - 18:02


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