Napoli. Si avvicina il momento della giustizia per i familiari del compianto e incolpevole Adrian Olmo.
Il giovane di Napoli di appena 28 anni travolto e ucciso da un’auto pirata mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali in via Milano, all’altezza del civico 35, a Napoli, poco lontano da casa, il 29 novembre 2021, verso le 21 di sera.
A conclusione delle rapide indagini preliminari, il Pubblico Ministero della Procura cittadina, dott.ssa Francesca Falconi, ha chiesto il rinvio a giudizio per il conducente della vettura risultata poi essere una Maserati Levante, costituitosi solo in un secondo tempo: si tratta di Alfonso Santaniello, 31 anni, anch’egli di Napoli.
L’imputato dovrà rispondere del reato di omicidio stradale con la pesante aggravante della fuga. Riscontrando la richiesta, con decreto emesso il 6 maggio 2022, il Gup del Tribunale di Napoli, dott.ssa Ambra Cerabona, ha fissato per il 22 settembre 2022, alle 9.30, l’udienza preliminare di un processo dal quale i familiari della vittima, che si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A. e che sono assistiti penalmente dall’avv. del foro di Santa Maria Capua Vetere Vincenzo Cortellessa, si aspettano una risposta forte e una pena congrua.
Anche perché l’inchiesta, a parziale consolazione per la famiglia Olmo, ha confermato come Adrian non abbia avuto responsabilità alcuna nel tragico incidente: la sua unica “colpa” è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato e imbattersi nella “persona sbagliata”.
Il Sostituto Procuratore infatti ha ritenuto unico responsabile dell’investimento Santaniello, a cui si imputa “colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle norme del codice della strada, segnatamente degli articoli 141, che prevede l’obbligo di regolare la velocità in modo da evitare ogni pericolo per la sicurezza delle persone, e dell’art. 191 che prevede l’obbligo dei conducenti di fermarsi quando i pedoni transitano sulle strisce pedonali” per citare la richiesta.
Dagli accertamenti della Polizia locale di Napoli, che hanno effettuato i rilievi, è emerso come l’automobilista “percorresse via Milano a forte velocità in direzione ingresso tangenziale Napoli Capodimonte” e abbia investito il pedone che stava, regolarmente, “attraversando la strada sulle strisce pedonali”: un impatto tremendo.
“Colpendolo con il lato anteriore destro della vettura lo spingeva verso un’autovettura, una Toyota Yaris, parcheggiata lungo via Milano per poi scaraventarlo 16 metri più avanti, facendolo cadere al suolo e cagionandone il decesso. E si dava poi alla fuga” conclude il magistrato rimarcando l’ulteriore aggravante contestata all’automobilista.
L’imputato si è costituito solo due giorni dopo, il primo dicembre, presentandosi negli uffici della polizia locale partenopea con due avvocati e il Suv che portava sul muso gli evidenti segni del terribile urto con il pedone: gli agenti erano comunque già sulle sue tracce.
Ha giustificato la sua gravissima condotta sostenendo di aver avuto paura e di essere scappato, ma ciò non gli eviterà la condanna, anche perché Adrian non è morto subito, è stato soccorso da alcuni passanti, tra cui un operatore sanitario, e condotto in condizioni disperate all’ospedale Cardarelli, dov’è spirato poco dopo.
L’autopsia disposta dal Pm, e affidata al medico legale Prof. Pietro Tarsitano, Direttore dell’Unità operativa di Medicina Legale del Cardarelli e docente all’Università Federico II, non ha fatto che confermare come il giovane sia deceduto in seguito alle gravissime lesioni politraumatiche ed emorragiche riportate a causa dell’investimento e perfettamente compatibili con un autoveicolo ad assetto rialzato.
Alle operazioni peritali ha partecipato anche il dott. Mauro Perrino come consulente medico legale per le parti offese messo a disposizione da Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui i familiari di Adrian, attraverso il consulente legale dott. Vincenzo Carotenuto, si sono affidati per essere seguiti.
Di qui dunque, alla chiusura delle indagini preliminari, la richiesta di processo per l’automobilista, per il quale il papà, la mamma e la sorella di Adrian chiedono una condanna commisurata ai gravissimi reati di cui si è macchiato: non si saprà mai, peraltro, se l’investitore stesse guidando sotto l’effetto di alcol o droghe, essendosi reso irreperibile, non lo si è potuto sottoporre nell’immediatezza, com’è necessario, agli accertamenti ematici.
(nella foto la vittima Adrian Olmo)
Articolo pubblicato il giorno 10 Maggio 2022 - 15:14