Un detenuto di 47 anni, rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, è stato trovato senza vita.
Si sarebbe impiccato, da una prima ricostruzione, con un lenzuolo. Due giorni prima aveva ricevuto, a quanto si apprende, la notizia di aver ottenuto un provvedimento di affidamento in prova ai servizi sociali, che gli avrebbe consentito di riprendere a lavorare.
Una morte “classificata come suicidio, ma dietro al folle gesto si celano dubbi. Una morte “classificata come suicidio, ma dietro al folle gesto si celano dubbi. La sua morte è chiaramente avvolta da numerose ombre. Troppi interrogativi che necessitano di risposte immediate che restituiscano verità e giustizia”. Sono queste le prime parole del Garante campano delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello.
La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha disposto l’autopsia sul corpo del detenuto, in programma domani pomeriggio.
“E’ necessario indagare sulle cause che hanno lo hanno spinto a compiere l’estremo gesto – ha aggiunto Ciambriello – Al telefono con la compagna era felice di poter finalmente uscire dal carcere e, invece, da quella cella è sì uscito, ma senza vita. Non si può rimanere inermi davanti a storie come queste.
Non si può continuare a morire di carcere. Restare insensibili davanti al suicidio di un detenuto significa non ammettere che il sistema carcere ha fallito. La politica, a vari livelli, si preoccupa di trovare soluzioni che evitino queste morti? Come si previene? Penso che l’indifferenza sui temi del carcere sia una concausa”.
Articolo pubblicato il giorno 31 Maggio 2022 - 18:00