In Italia sono ancora oltre un milione gli attualmente positivi al Covid-19.
Con i dati diffusi ieri dal ministero della Salute viene fuori un quadro in miglioramento ma gli esperti non si sbilanciano. E cosi’ sottovarianti di Omicron (BA.2 prevalente in Italia, e BA.4 e 5) e reinfezioni, salite al 5% in Italia (quasi 400mila da inizio pandemia e spinte da Omicron), senza aumento dei ricoveri, rappresentano un campanello d’allarme soprattutto per il dopo estate.
Anche se in autunno e’ atteso il nuovo vaccino adattato a Omicron. Al momento, secondo il direttore dell’Unita’ di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma, Massimo Ciccozzi, “viaggiamo ancora sui 40-50 mila casi al giorno ma c’e’ un 10-20 per cento che sfugge ai test, come accade nella sorveglianza epidemiologica”.
E’ urgente invece rafforzare la sorveglianza genomica e fare sequenze per poter prospettare scenari di evoluzione dell’andamento pandemico in riferimento alla diffusione delle sottovarianti di Omicron e delle ricombinanti”.
La diffusione di Omicron 1 e Omicron 2 in Italia e in Europa, riferisce Ciccozzi “sta portando a una sorta di immunita’ naturale che potrebbe fare da scudo e rendere vita difficile alle nuove sottovarianti BA.4 e 5 che invece stanno imperversando in Sudafrica pesando per il 75% sui contagi”.
E se avremo anche noi un picco “non sara’ come quello del Sudafrica“, e neanche “come il primo di Omicron in Italia”. In Sudafrica, inoltre, spiega Ciccozzi, le due sottovarianti 4 e 5 “sembrerebbero spinte da una loro mutazione importante, la F486V che sembra essere implicata nell’eludere gli anticorpi e quindi favorire i contagi”.
Sul fattore reinfezioni “chi ha preso la Omicron 1 puo’ reinfettarsi con la Omicron 2 ma poi non puo’ contagiarsi di nuovo con la 1”, afferma Ciccozzi.
Dall’ultima indagine rapida sulla prevalenza e distribuzione delle varianti di Sars-CoV-2 condotta dall’Istituto superiore di Sanita’ e dal ministero della Salute con i laboratori regionali e la Fondazione Bruno Kessler, il 4 aprile scorso la variante Omicron aveva una prevalenza stimata al 100%, con la sottovariante BA.2 prevalente e la presenza di alcuni casi di variante ‘ricombinante’ della stessa Omicron.
“Con tutte queste mutazioni in autunno si rischia una nuova ondata e la crescita delle reinfezioni, con i 397mila casi da agosto, puo’ sembrare marginale in questa fase ma e’ un campanello d’allarme e prova che la pandemia non e’ finita e che dopo l’estate potrebbe tornare preoccupante”, dice il direttore sanitario dell’Ircss Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco sottolineando che “la forza del Sars-CoV-2 e’ l’instabilita’, dovuta a mutazioni anche minime, per cui la vaccinazione e la guarigione non sono garanzie di immunità”.
Il rischio attuale, prosegue, “e’ la perdita di percezione dei rischi e presintomatici, asintomatici e paucisintomatici senza protezioni adeguate saranno i cavalli di Troia con cui il Sars-CoV-2 portera’ avanti l’infezione”
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