Nella foto i vulcani della Campania Vesuvio e Campi flegrei
La particolare conformazione geologica della piana Campana ha favorito la formazione di 2 aree vulcaniche che sono i Campi Flegrei e il Somma -Vesuvio , con cui conviviamo da tempo e che fanno parte del paesaggio.
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In verità esiste in Campania anche una terza area vulcanica, che pure caratterizza il paesaggio, quella di Roccamonfina dove il relativo vulcano non dà però e meno male non dà segni di attività da circa 50000 anni e quindi si può ritenere esaurita, manifestandosi però movimenti sismici di piccola intensità i e sorgenti termali.
Dunque l’attenzione è quasi totalmente concentrata solo sui Campi Flegrei e sul Vesuvio, che sono da sono da considerarsi attivi a tutti gli effetti.
I Campi Flegrei sono una zona in cui soso sorte più bocche vulcaniche, quasi a costituire un supervulcano.
La loro attività è nota dall’antichità, la loro nascita è ovviamente è avvenuta ancora prima, circa 42 000 anni or sono, quando l’ attività vulcanica esplosiva ricopri buona parte del territorio campano di terreni conosciuti con il nome di ignimbrite campana
Il Vesuvio invece nacque più tardi, anche se posto in un’area vulcanica già abbastanza attiva e l’edificio pare che sia iniziò a formarsi in ambiente sottomarino già circa 30000 anni fa, la sua data di nascita si pone a circa 19000 anni or sono , quando si manifestò la prima violenta ed esplosiva eruzione , di tipo pliniano, seguite da altre a distanza di 3-4000 anni fino continuando fino al 79 d C.
Da questo momento l’attività vulcanica è cambiata, ma la pericolosità resta comunque elevata. Le attività delle due predette zone vulcaniche è incessante e il modo più visibile di manifestarsi avviene attraverso scosse sismiche a cadenza di 2-3 a settimana, che però sono monitorate da stazione di sorveglianza in modo da avere in tempo reale esatte informazioni sui fenomeni magmatici che avvengono all’interno delle rispettive camere magmatiche che sono differenti.
Ai Campi Flegrei la camera magmatica si trova ad profondità di circa 8 km, essa è più grande di quella del Vesuvio che invece collocata ad una profondità di circa 4 km della camera magmatica.
Nel Vesuvio la camera magmatica del ‘79 invece era a profondità di circa 8 km, e ovviamente questa variazione di quota è da attribuire proprio alla variazione nel sottosuolo avvenuta a seguito della predetta eruzione del 79 dC.
Oltre ai microsismi nelle due aree si registrano anche variazione di altri parametri geologici , fra cui i valori e la velocità della deformazioni, valori anche monitorati e sorvegliati dall’Osservatorio Vesuviano, sezione napoletana dell’Ingv.
Dall’analisi dei valori registrati nell’ultimo mese si può dire che essi sono il linea con i risultati di precedenti periodi di monitoraggio non solo , ma che non sono stati segnalati i danni a persone o cose.
Pertanto, fermo restante la necessità della sorveglianza degli organi competenti, si può dire che non vi siano elementi di preoccupazione, rispetto all’andamento caratterizzante l’attività caratterizzante le due aree sismiche.
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