Napoli. Nella zona del Vomero e dell’Arenella tutti pagavano il pizzo al clan Cimmino: anche chi faceva lavori nella chiese.
Lo ha spiegato il boss pentito Luigi Cimmino in uno dei suoi tanti verbali di confessione ai magistrati della Dda di Napoli che stanno raccogliendo le sue verità nei 90 giorni previsti dalla legge sui collaboratori di giustizia. I nuovi verbali sono stati depositati ieri agli atti del processo che si sta svolgendo davanti al Tribunale di Napoli.
Ieri davanti al gup hanno chiesto e ottenuto di costituirsi parte civile le associazioni di Cgil nazionale, Cgil regione Campania della associazione mutua consumatori Campania, Asso vittime criminalità, Sos impresa rete per la legaltà (quest’ultima rappresentata dal penalista Alessandro Motta). Ora si attendono le decisioni sulle richieste dei riti abbreviati.
“Anche i lavori per il restauro delle facciate delle chiese vennero taglieggiati. Erano lavori che fruttavano bene…Quando viene montato il cantiere, arriviamo noi. Per qualche giorno il cantiere si ferma, un tempo tecnico necessario per definire la percentuale dei lavori da imporre al capo del cantiere…”. E’ scritto nei verbali depositati dai pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock e nei quali l’ex boss ora pentito ricostruire 30 anni di camorra nella zona collinare di Napoli.
Il clan poteva contare su numerosi appoggi anche di piccoli commercianti, come un benzinaio che faceva da “Spia”, imprenditori, professionisti, funzionari pubblici e gestiva anche il mercato dei posti di lavoro.
“Prendevamo 25mila euro per ogni posto di lavoro. Poi, quando qualcuno si scocciava di lavorare, ce lo consegnava e noi lo rivendevamo ad un prezzo maggiorato ad un altro genitore che ci chiedeva un’occupazione per il figlio. Parliamo di lavori nelle ditte di pulizia, nelle società di catering che entrano nelle procedure di appalto nelle grandi strutture pubbliche”.
Mercato dei posti di lavoro che secondo quanto riferito dal boss viene gestito “da quello che sta negli ospedali. Tutte le ditte che lavorano negli ospedali pagano l’estorsione, quando una ditta subentra al posto di un’altra parte la richiesta estorsiva da parte del nostro clan si consuma in due modi: con il versamento di soldi (tre tranches l’anno); ma anche con la pretesa di posti di lavoro, parte dei quali possono essere assicurati a parenti e amici, mentre il resto vengono venduti”.
Nei verbali depositati poi Cimmino parla di un benzinaio della zona alta: “… Presso la pompa di benzina lavorava Gennaro Formigli e io spesso andavo a trovarlo. So, perché me lo disse Gennaro Formigli, che presso la pompa di benzina lui aveva impiantato una piazza di spaccio di marijuana, hashish e cocaina. La mattina vendeva la droga leggera e la sera quella pesante”.
E ancora: “Questo dava anche informazioni su alcuni lavori di ristrutturazione e già quando stavo fuori, ricordo che in un’occasione ci recammo io, Andrea Basile e Giovanni Caruson a far visita a Gennaro Formigli presso la pompa di benzina e andamo poi a prendere un caffè… il benzinaio che aveva le mani in pasta dappertutto, ci disse che dovevano farsi degli ingenti lavori di ristrutturazione all’interno dello stadio Collana del Vomero, ubicato alle spalle dei carabinieri. Quando dico che ….aveva le mani in pasta dappertutto intendo dire che sapeva sempre tutto, perché quando chiedevo a Formigli qualche informazione su qualche lavoro grande al Vomero Formigli già lo sapeva e diceva di averlo saputo da …”.
“In realtà noi già sapevamo che dovevano essere fatti questi lavori presso lo stadio Col- lana e lui ci disse di aver saputo quale era la ditta che se li era aggiudicati. Preciso che… non era uno stipendiato dal clan, ma noi gli dicemmo che quando avremmo chiuso l’estorsione al Collana gli avremmo poi fatto un regalo”.
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