Arzano. Nessuna acquisizione al patrimonio comunale e gli abusivi “ringraziano” il comune. L’ufficio tecnico finisce nel mirino della Prefettura e dell’Antimafia. Risultano ancora ferme in comune, immobili, le procedure di abbattimento avviate dai commissari prefettizi nel 2020.
Nemmeno tre scioglimenti per camorra e oltre 2000 pagine contenenti le motivazioni sono bastate affinché la politica e l’ufficio urbanistica provvedessero a definire l’iter delle pratiche che “scottano”.
I capannoni e le case abusive – motivi dello scioglimento del 2019 – nate a seguito di vere e proprie colate di cemento sono ancora lì nonostante nessun tribunale amministrativo abbia emesso sospensive in merito con qualcuno addirittura colpito da provvedimenti giudiziari.
Eppure la legge è chiara: “gli adempimenti consequenziali e accessori dell’accertamento dell’inottemperanza e della relativa notifica costituiscono titolo per l’immissione in possesso e per la trascrizione” e “ acquisiti di diritto gratuitamente al patrimonio del comune”.
E all’acquisizione consegue necessariamente la demolizione dell’abuso, da eseguirsi da parte del competente funzionario comunale a spese dei responsabili e salvo che, con deliberazione consiliare, non venga dichiarata l’esistenza di prevalenti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici o ambientali.
Insomma, nonostante alcune pratiche edilizie siano state dichiarate illegittime, con titoli falsi e caldeggiate da esponenti dei clan, sul comune di Arzano da sette mesi pare sia calato un singolare silenzio che sarebbe stato percepito anche dagli organi giudiziari napoletani. Discutibili valzer di dirigenti, innesti esterni e addirittura funzionari condannati che invece di essere sospesi dal servizio, verrebbero cooptati in settori nevralgici.
Luigi Vanacore
Articolo pubblicato il giorno 6 Maggio 2022 - 13:58