Arzano. Scioglimenti per camorra e beni inutilizzati: l’amministrazione comunale revoca l’assegnazione all’Associazione dal Basso.
L’assessore al ramo, Giuseppe Vitagliano, dopo aver avviato le procedure di revoca dell’affidamento dei beni confiscati alle associazioni “Dal Basso” (nella foto) e “Donna Matilde Serao”, ha ufficializzato le procedure con la richiesta della consegna delle chiavi depositate dall’associazione nella giornata di oggi.
In prosieguo della delibera di Consiglio Comunale del 12 aprile scorso, su proposta dell’Assessore con delega alla gestione dei “Beni confiscati” Giuseppe Vitagliano, con la quale il Comune ha receduto dal Consorzio S.O.L.E. con i voti compatti dell’intera maggioranza e l’astensione di una parte dell’opposizione e i voto contrario degli ex esponenti dell’amministrazione Esposito, l’ente municipale ha concretizzato finalmente dopo anni la presa di possesso dei beni.
Una questione, quella del Consorzio, che parte dal 2007 allorquando l’amministrazione guidata all’epoca da Nicola De Mare aderì all’organismo che aveva come finalità la gestione dei beni confiscati alla criminalità.
Per effetto della disposta adesione, con deliberazione di giunta del 27 febbraio del 2014, l’amministrazione Fuschino (poi sciolte per camorra) decideva di conferire in godimento al Consorzio S.O.L.E. l’immobile su Corso S. D’Amato per un periodo di 5 anni; conseguenzialmente il Consorzio S.O.L.E. concedeva lo stesso immobile all’associazione “Dal Basso” per nove anni.
Nel corso del tempo sulla questione è intervenuta anche una indagine della prefettura che avrebbe ravvisato diverse incongruenze nella gestione dei beni segnalando la vicenda anche al Ministero dell’Interno. Con l’atto finale l’amministrazione comunale ha inteso lanciare un segnale forte nel segno della discontinuità rispetto al passato con l’obiettivo di rientrate legittimamente in possesso dei propri cespiti confiscati.
Affidamenti precedenti che, secondo quanto riportato nel DPR pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel 2019, aveva visto la quasi totalità dei cespiti confiscati alle associazioni camorristiche di proprietà di un esponente di spicco del clan Licciardi.
Proprio l’affidamento, la successiva apertura nonché la gestione di alcune di queste strutture, aveva attirato le attenzioni della Procura della Repubblica.
A finire nel mirino dei controlli municipali voluti dall’assessore i lavori di ristrutturazione che avrebbero dovuto propedeuticamente partire entro 60 giorni dall’assegnazione dei beni con il deposito di un progetto esecutivo di adeguamento al settore Pianificazione e gestione del territorio con la conseguente istruttoria e l’avallo del consiglio comunale.
L’obbligo a trasmettere l’elenco soci, i bilanci, la comunicazione delle attività svolte e del conseguente materiale divulgativo, la polizza assicurativa, i nomi di amministratori, volontari e personale impiegato a qualunque titolo nelle attività delle associazioni. Senza contare la tracciabilità dei fondi impiegati e il certificato Antimafia delle ditte appaltatrici eventualmente incaricate dei lavori. Ma dall’assegnazione sarebbero stati pochissimi gli eventi o le certificazioni che documentassero il reale utilizzo.
Luigi Vanacore
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