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Ritorna in libreria lo scrittore – e creatore del blog “Mangia Vivi Viaggia “ – Gianluca Gotto.

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Pubblicato lo scorso marzo, il suo ultimo lavoro letterario, “La Pura Vida”, è un romanzo di formazione in cui il protagonista compie un viaggio di crescita interiore scegliendo di trascorrere quindici giorni in Costa Rica, uno dei paesi più felici del mondo. Un soggiorno grazie al quale poter comprendere e sperimentare la singolare filosofia di questo Stato del centro America.

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Gianluca Gotto – che ha all’attivo tre precedenti romanzi: “Le coordinate della felicità”, “Come una notte a Bali “, “Succede sempre qualcosa di meraviglioso”- è molto noto per la sua presenza attiva sui social, in televisione e ama definirsi nomade digitale. Perché dopo aver fatto varie esperienze lavorative, soprattutto all’estero, ha deciso di tradurre la sua passione per la scrittura in un vero e proprio lavoro, ma non al chiuso di un confortevole studio.

L’autore, infatti, vive in Asia parte dell’anno e scrive i suoi romanzi sul luogo, nei posti dotati di una stabile connessione; quando è in Europa vive su un camper che ha denominato Bruto e che in realtà è un Mercedes Hymer 540 del 1983 di cui, lui e la sua fidanzata Claudia, con la quale condivide questa forma di vita libera ed esplorativa, si sono letteralmente innamorati.

Nel suo ultimo romanzo: “La Pura Vida”, incontriamo Alessio – protagonista ed io narrante – un ragazzo di Torino, alla soglia dei 30 anni, trasferitosi a Milano per lavoro, dove è impiegato come copywriter presso un’agenzia di pubblicità. La sua vita è piuttosto ordinaria, del tutto diversa da quella, frutto di fantasia, a cui si abbandona – anche scrivendo poesie – per gestire l’apatia che talvolta lo avvolge nel lento susseguirsi di giorni ripetitivi. Si scherma così dietro una rassicurante monotonia.

Nel tentativo di proteggersi dall’infelicità, che caratterizza la sua esistenza dal momento in cui un evento doloroso ha coinvolto lui e la sua famiglia, Alessio tende a trattenere le emozioni. Circostanza che però finisce per creargli una dannosa abitudine a quella stessa infelicità e ad innumerevoli rimpianti.

“Quel giorno mi sentii solo per la prima volta nella mia vita. Ma solo per davvero. (…) Quella sensazione mi amputò una parte del cuore e mi lasciò con una brutta ferita che decisi di tenere tutta per me”.

Unica nota positiva della routine quotidiana il suo lavoro creativo , che trova piacevole e gratificante e che gli riserva parecchie soddisfazioni oltre all’incontro con Elena, una splendida collega. Una ragazza viva, pura, luminosa – come lui stesso la definisce in un passo della storia – che gli piace ed a cui sente di piacere. Con lei, che gli riconosce una preziosa sensibilità, trascorre intere pause pranzo e si confronta spesso, senza però rivelarle il suo interesse.

La presenza di Elena lo aiuta dunque ad aprire gli occhi, a fargli intravedere la speranza di una vita diversa. Ma è il silenzio dietro il quale ostinatamente si trincera a negargli la possibilità di vivere fino in fondo e di fargli cogliere le opportunità che la vita gli offre. Anche quella a cui tiene tanto: il suo sentimento, probabilmente ricambiato, per la collega.

La ragazza, dopo avergli inviato timidi segnali, decide di assecondare il più volte annunciato desiderio di cambiamento – mai colto a dovere da Alessio – e di trasferirsi in Thailandia per diventare insegnante di yoga.

“Alessio, ho bisogno che ti apri con me (…) ho bisogno che tu sia spontaneo come io lo sono stata con te. Insomma c’è un motivo per me per restare qui, a vivere questa vita?”.

“Elena, io sono innamorato di te. (…) Avrei voluto dire questo, lo avrei davvero voluto. Perché era la verità. Però non lo feci , perché quando aprì la bocca un’immagine mi attraversò la mente paralizzandomi: mio padre seduto da solo nella cucina bianca di casa nostra…”.

Alessio lascia andare Elena con la morte nel cuore. Il buio ricomincia a farsi strada nella sua vita, ma questa volta sente avanzare una sorta di ribellione dentro di lui, che asseconda con un colpo di testa: il tanto desiderato viaggio in Costa Rica, più volte rimandato e già meta di uno scambio culturale dei tempi della scuola, a cui aveva deciso di rinunciare per sopraggiunti impedimenti di natura familiare.

Il giorno della partenza porta con sé la paura di volare e una preziosa lista, stilata ad appena diciassette anni, in cui aveva enumerato le cose che avrebbe voluto realizzare prima dei trent’anni. Ha poco tempo, il compleanno è vicino, ma questa volta affronta coraggiosamente il viaggio della sua vita, con un pizzico di decisione in più ed una buona dose di speranza.

Imparerà ad attraversare le emozioni e a viverle…giungerà anche lui alla meritata felicità?
Incognite che potranno essere sciolte solo attraverso la rilassante lettura del libro, che espone ed illustra in maniera coinvolgente il lato positivo della vita. L’autore, infatti, grazie ad un linguaggio scorrevole, lo stile narrativo dal respiro pacato di chi si avvicina alla realtà dei luoghi con il desiderio di scoprirne i dettagli, il contenuto, i valori ed il mistero, conduce il lettore tra le sue pagine, quasi a penetrare la trama della carta per immergersi direttamente nella calda e luminosa atmosfera di una splendida Costa Rica, con i tipici tramonti da sogno che tingono il cielo di arancione, lo stesso colore della copertina. Particolare che oltretutto dona uno spiccato potere attrattivo al libro, prima ancora di scrutarne il testo all’interno.

Quell’arancione che poi simbolicamente governa proprio la salute fisica, la nascita e la crescita; che è Il colore della Vita.
“La Pura Vida”, questo motivo conduttore che i Costaricensi adottano in ogni situazione unitamente ad un rassicurante sorriso, dà loro un’aura di sana leggerezza con cui tutto scorre lentamente, ma anche con passione.
Una lettura consigliata proprio a tutti. A chi vive momenti di smarrimento e di tristezza ed ha bisogno di credere ancora nelle sorprese della Vita, di riscoprire sé stesso. Ma anche a chi è soddisfatto della propria esistenza eppure, lo sguardo da una prospettiva diversa farà cogliere il valore di tanto altro trascurato o dimenticato.

Perché, come afferma l’autore nelle sue interviste, talvolta giudichiamo la nostra vita con troppa fretta e dovremmo invece essere pazienti, concederci del tempo prima di guardaci indietro ed analizzare il nostro percorso – cedendo al confronto piuttosto che all’autocommiserazione o all’autocelebrazione . Perché proprio questo può condurci ad una duratura serenità.

 Annamaria Cafaro


Articolo pubblicato il giorno 21 Aprile 2022 - 12:11

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