Sta facendo discutere e suscitando polemiche da parte delle associazioni di consumatori il nuovo trucco delle multinazionali dei prodotti alimentari e per la casa che mantengono lo stesso prezzo dei prodotti ma diminuiscono il peso e il volume di quello che mettono in vendita.
In termini economici si chiama shrinkflation, un pratica in realtà non nuova con cui le aziende diminuiscono il quantitativo dei loro prodotti in modo da non aumentare i prezzi (ma guadagnare comunque di più), è molto diffusa.
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Le associazioni dei consumatori invitano a leggere sempre con attenzione le etichette di ciò che acquistiamo.
L’escamotage è molto semplice: si riduce il quantitativo di prodotto o le dimensioni in modo tale da mantenere il prezzo a cui sono abituati i consumatori, che però così inevitabilmente vanno a pagare di più (dato che ottengono meno).
Tra le varie aziende che hanno adottato questo stratagemma- come riparta greenme.it- c’è anche Nestlé con i suoi snack, i cui aumenti nascosti sono compresi tra il 12 e il 25%. Leggi anche: KitKat, Smarties, Lion: Nestlé ti sta “ingannando” con confezioni più piccole (ma costi aumentati fino al 25%)
Ma questa tendenza (mondiale) – in realtà non nuova – riguarda moltissimi prodotti di uso comune, tra cui pasta (principalmente all’estero, soprattutto USA), saponi, bevande energizzanti, succhi di frutta, biscotti, cibo per animali e tanto altro.
Potenzialmente qualsiasi prodotto può essere interessato dalla shrinkflation, una pratica del tutto legale ma sicuramente scorretta nei confronti dei consumatori. Solo quelli più attenti, infatti, si accorgeranno dei cambiamenti, notando un peso netto inferiore del prodotto o una confezione ridotta, tutti gli altri non noteranno nulla e continueranno ad acquistare ignari che, in realtà, stanno pagando più del solito.
Inoltre i produttori, per rendere ancora più accattivante ciò che vendono, spesso associano al cambiamento nel quantitativo anche un cambiamento di packaging.
Su Reddit i consumatori di tutto il mondo da tempo stanno postando foto che racchiudono moltissimi esempi concreti di questa pratica tanto diffusa.
Le multinazionali generalmente giustificano l’aumento (mascherato) dei prezzi con costi di produzione più elevati e soluzioni di imballaggio più sostenibili. E considerata la situazione attuale, aggravata dalle conseguenze del conflitto russo-ucraino che ha fatto schizzare alle stelle i prezzi di energia e materie prime, non possiamo che aspettarci un peggioramento della situazione.
Il ridimensionamento dei prodotti potrebbe tornare ad essere lo stratagemma preferito dalle aziende in questo momento per far quadrare i conti.
Dato che questa pratica è molto comune, come consumatori dobbiamo stare più che mai attenti a ciò che acquistiamo, leggendo sempre le etichette.
Abituiamoci dunque a valutare il prezzo al chilo o al litro di ogni prodotto e a non soffermarci solo sul prezzo finale, confrontando anche le marche fra di loro.
Quando possibile, inoltre, è bene scegliere i prodotti sfusi.
Inutile dire che non dobbiamo neanche cadere nell’errore di farci suggestionare da un bel packaging.
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