Pompei. In questi ultimi tempi hanno trovato ospitalità sulle pagine di alcuni giornali comprensoriali, gli integralisti del trombonismo ultras NO-Tutto, convergenti contro il Progetto EAV per Pompei, di cui oggi lamentano le previsioni espropriative in atto.
Esse oggi sono rallentate da ulteriori proteste per la discordanza tra lo stato di fatto e le mappe catastali non aggiornate, fornite dal Comune all’EAV, su cui hanno lavorato i tecnici progettisti. Se è così si rileva una responsabilità – anche privata – derivante dal mancato aggiornamento degli atti catastali che, sia pure non probatori, sono a base dei valori immobiliari per la tassazione.
Queste responsabilità si radicano in annose pratiche di abusivismo edilizio non sanato. E così, dopo avere travolto circa tre anni fa in una caciara da stadio l’ex sindaco Amitrano, in occasione della prima presentazione pubblica del Progetto EAV, i NO-Tutto hanno ostacolato in tutti i modi e le sedi la sua realizzazione, a partire dal Comune di Pompei alla Regione Campania e dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata fino ai più alti livelli della Politica Romana.
Ciò ha comportato un ritardo nei tempi previsti che sfiora in triennio. Tra anni perduti per la Città di Pompei che oggi rischia di vedersi sottrarre o ridimensionare il Progetto EAV dalla crisi economica prossima ventura, innescata dalla Guerra Russia-Ucraina. Noi ci chiediamo chi sarà chiamato a pagare nella ipotesi che salti tutto il Progetto EAV per Pompei. Sono noti infatti a tutti gli errori e i ritardi di cui sono responsabili la stessa EAV, il Comune di Pompei e la Regione Campania, nelle loro rispettive vesti di Concessionario, Concedente e Stazione appaltante.
Tocca quindi a noi ripercorrere la vicenda del Progetto EAV e dei “famigerati” sottopassi carrabili, come essa si è dipanata nell’ultimo anno solare. E’ cosa nota, per esempio che ai tromboni NO-EAV fecero da sponda ambientalisti d’accatto e d’occasione i quali – strizzando l’occhio al mondo sempre più eterogeneo e diviso del grillismo pentastellato – trovarono nella senatrice pompeiana Lamura un’eco autorevole, tant’è che la stessa Senatrice rilasciò un Comunicato Stampa.
La senatrice infatti, rivolgendosi alla Procura Campana della Corte dei Conti, comunicava che bisognava: “…fare chiarezza sulla gestione da parte dell’EAV delle risorse pubbliche a disposizione per l’ammodernamento e l’adeguamento urbano della linea ferroviaria di Pompei.” E che pertanto con il proprio esposto “…chiedeva di accertare le eventuali responsabilità dell’EAV e della Regione Campania, sia nel merito del progetto di rifacimento della linea ferroviaria a Pompei sia per quanto riguarda il servizio di trasporto pubblico della Circumvesuviana, una linea caratterizzata da costanti disservizi”.
Il tiro del Comunicato Stampa era ad alzo zero sulla intera gestione della Azienda EAV, quale partecipata della Regione Campania, ma il Progetto EAV per Pompei si configurava come obiettivo ultimo irrinunciabile, da colpire a palle incatenate. L’una per l’altro o l’altro per l’una, come i cannoneggiamenti Russi. Mentre scriviamo non siamo però in grado di dare notizie di esiti della bordata senatoriale perché la Corte dei Conti regionale è nota per la sua cauta lentezza, a scoppio ritardato. Staremo a vedere. Altro argomento in pasto alla stessa Procura della Corte dei Conti è quello della cosiddetta Casa di riposo Borrelli.
Per essa il Progetto ha dovuto prevedere la ristrutturazione. E anche la ricostruzione della chiesetta annessa, destinata alla demolizione per fare posto al primo importante sottopasso carrabile del Progetto EAV che libererà il centro urbano di Pompei dal traffico di attraversamento “da e per” i paesi vesuviani. Un traffico che sta stroncando la resistenza degli operatori del piccolo commercio a Pompei.
Il “caso” della Casa Borrelli – di natura gestionale e amministrativa lontana dal Progetto EAV – merita però qualche parola di chiarezza definitiva. La Casa Borrelli era infatti una struttura comunale di assistenza per gli anziani poveri di Pompei. La sua vicenda è stata cavalcata senza pudore da chi voleva colpire il Progetto EAV, utilizzando come corpo contundente la Casa con i suoi ospiti, definiti cinicamente “nonnini”.
Noi auspichiamo che le responsabilità della gestione ignobile della Casa Borrelli vengano fuori e siano perseguite. Ma nessuno, tranne noi, ha finora mai detto chiaramente che – sugli oltre trenta “anziani poveri” e bisognosi – i pompeiani con le carte in regola erano poco più di cinque e che gli anziani veramente bisognosi erano circa la metà. La Casa Borrelli insomma si era trasformata in una sorta di casa residenziale per vecchi e lungodegenti aperta ai Comuni circostanti, o comunque agli “amici degli amici”, ma con il bilancio a carico del Comune di Pompei, sul cui groppone piovevano i debiti a centinaia di migliaia di euro. Qualcuno pagherà?…Si accettano scommesse.
Federico L. I. Federico
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