Napoli, la Clemente chiede di dedicare una strada a Lucio Dalla. La Consigliera ha presentato una richiesta formale al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi
Intitolare una strada di Napoli a Lucio Dalla. A proporlo è la consigliera comunale Alessandra Clemente (Gruppo Misto) che ieri ha presentato una richiesta formale al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.
L’iniziativa è sostenibile con una petizione sul sito change.org al link: https://www.change.org/p/a-NAPOLI-una-strada-per-lucio-dalla?utm_c ontent=cl_sharecopy_32947210_it-IT%3A1&recruiter=1260451218&utm_so urce=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petitio n
“Lo scorso 1 marzo – scrive Clemente sulla piattaforma di petizioni – si è celebrato il ricordo per i 10 anni dalla scomparsa di Lucio Dalla. Un cantautore, un musicista, un artista a tutto tondo che ha segnato le vite di generazioni di persone in tutto il mondo con la sua musica. Dalla è stato certamente qualcosa di più dell’interprete delle sue canzoni, è stato un pioniere dell’arte italiana del dopoguerra ma anche un’icona visiva tra le più riconoscibili, con i suoi occhialetti tondi, la sua barba, la sua sagoma inconfondibile, che tutt’oggi rimangono impressi nella mente di ognuno di noi. Non esiste Lucio Dalla senza il suo legame viscerale con Napoli. Non esiste città che Dalla abbia amato di più al mondo per sua stessa ammissione, forse nemmeno la stessa Bologna nella quale nacque.
“Io non posso fare a meno, almeno due o tre volte al giorno di sognare di essere a Napoli”, disse una volta durante un’intervista, “sono dodici anni – aggiunse – che studio tre ore alla settimana il napoletano, perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il napoletano, che costasse 200.000 euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni”.
Lucio Dalla – ancora la consigliera comunale – rivelava non solo una passione per la nostra città, che certamente accomuna milioni di persone in giro per il mondo, ma ne celebrava il carattere, il genio, l’identità, avendone compreso l’unicità e volendola preservare.
Non a caso diceva: “Napoli, si fa presto a dire, sembra una città, non lo è, è una nazione, è una repubblica”.
Per questo, nella sua vita da artista Dalla non si è limitato a essere solo riverente nei confronti della nostra città ma, proprio come chi ama la sua terra, ha voluto farsi testimone e portatore della sua cultura”.
“É emblematico in questo senso che – continua Clemente – il suo brano più ascoltato nel mondo, “Caruso”, che ha venduto oltre 10 milioni di copie e ha conosciuto illustrissime interpretazioni, da Luciano Pavarotti a Celine Dion, sia una canzone scritta in napoletano. Lui stesso d’altronde confessò che pur avendo cantato con gli idoli della sua adolescenza Ray Charles e Chet Baker, l’emozione più grande l’aveva provata passando una serata con Roberto Murolo “perchè la musica napoletana
– disse – nel mondo non ha rivali”.Distante da una visione stereotipata e idealistica di una città vissuta solo da lontano, Dalla ha realmente abitato Napoli e i suoi luoghi: era un assiduo frequentatore del Teatro San Carlo e un suo sostenitore, fu per oltre vent’anni socio del Circolo Savoia. Per intitolare un luogo di qualunque comune italiano a Lucio Dalla basterebbe citare il contributo unico che ha offerto alla cultura del nostro Paese. La toponomastica nazionale è tradizionalmente ricca di omaggi a musicisti e poeti e Dalla appartiene a pieno titolo e senza timore di sfigurare a entrambe le categorie. Ma quello tra Napoli e Lucio Dalla è un legame che trascende l’arte in sè e si fa identità.
Una volta disse: “Napoli, ormai è la mia casa insieme a Bologna, anzi forse anche di più: da sempre il mio sogno è di essere napoletano”. Sarebbe bello realizzare a nostro modo questo sogno e – conclude – rendere Lucio una parte di Napoli”.
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