Castellammare. Dall’inchiesta Cerbero che ha portato la scorsa settimana alla notifica di 35 avvisi di garanzia a soggetti legati al clan D’Alessandro evidenzia ancora una volta l’interesse profondo della criminalità organizzata in appalti ed opere pubbliche.
Nelle migliaia di pagine contenenti decine di intercettazioni spunta anche un colloquio con Francesco Iovino (che non risulta indagato ndr) con Augusto Bellarosa, ras del Centro Antico e ritenuto vicino ai D’Alessandro. Un colloquio in cui si evince l’interesse della camorra stabiese per alcuni lavori che il comune avrebbe dovuto appaltare, dal servizio di raccolta rifiuti ad infrastrutture. Un copione confermato anche dalla relazione del Ministero dell’Interno che ha portato allo scioglimento per infiltrazioni dell’amministrazione Cimmino.
Bellarosa, intercettato nel 2013, discute del bando per il servizio di raccolta rifiuti con Iovino e chiede anche l’intercessione del padre, Gennaro Iovino, per indirizzare a favore del clan alcune gare d’appalto. Iovino dal canto suo fa sapere che non è competente su questo bando però “teniamo – afferma – l’assessorato alle politiche sociali”.
Nel corso della conversazione si fa riferimento anche ad un assessore “che sta mangiando solo lui” accompagnato da una risata: “è una persona da non metterci le mani è un poco pericoloso”.
Dell’incontro con Iovino, Bellarosa ne parla anche con un altro esponente del clan in riferimento agli appalti pubblici dicendo di aver “parlato con uno… di certe fatiche sopra al comune e dice: dammi il tempo come…come mi sistemo le fatiche sopra al comune le prendete tutte quanti voi”.
Inoltre aggiunge anche di aver parlato non solo con Iovino ma anche con altri politici locali: “niente di meno ho parlato con sette otto persone, pensa che ho parlato con tutto il consiglio comunale! Con tutti e tutti mi hanno detto la stessa cosa!”.
Iovino e il padre Gennaro spuntano anche nella relazione che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Castellammare di Stabia. Iovino, finito sotto indagine, nell’ambito dell’inchiesta Olimpo 3 riguardante la riconversione dell’ex area industriale Cirio di proprietà del Re del Latte, Adolfo Greco, e il defunto Antonio Polese entrambi soci della Polgre Europa 2000 società che detiene il bene.
L’indagine è partita in quanto Adolfo Greco, insieme ad altre persone, aveva inizialmente provato ad ottenere la modifica del Piano Urbanistico Territoriale della costiera sorrentina – amalfitana che di fatti bloccava la realizzazione dell’opera. Greco, si accordò con il consigliere regionale Mario Casillo PD affinché intervenisse sugli esponenti del suo partito per il ritiro dei numerosi emendamenti proposti nel corso dell’iter modificativo della legge.
La Procura della Repubblica sosteneva che, in cambio di tale condotta, Casillo, con la mediazione di Gennaro Iovino, aveva chiesto in relazione al progetto di riconversione dell’ex Cirio, l’affidamento dei lavori di impiantistica elettrica ad una ditta da lui indicata. E questo emerge anche in una conversazione captata tra Adolfo Greco e Antonio Polese sulle richieste rivolte dagli interlocutori Casillo Mario e Iovino Gennaro.
Greco rappresentava al socio di aver parlato con i due esponenti politici incontrati e che aveva illustrato loro il problema relativo al complesso edilizio da realizzare.
Gli interlocutori avevano rappresentato che a “loro” faceva capo un’azienda specializzata nella realizzazione di impianti elettrici: “allora ho parlato con Casillo e con Gennaro ieri sera va bene comunque lui si è chiarito che c’è un’impresa loro che fa gli impianti elettrici”.
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