Camorra e appalti ospedalieri: la Procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per i 48 indagati nell’inchiesta sul controllo dei clan sugli appalti ed estorsioni alle ditte operanti nelle principali strutture della zona ospedaliera di Napoli.
I 48 indagati sono stati raggiunti lo scorso 22 ottobre da un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale partenopeo che disponeva la custodia cautelare in carcere per 36 persone, gli arresti domiciliari per 10 e il divieto di dimora in Campania per altri 2.
Tra loro, elementi di spicco della criminalita’ organizzata del quartiere Vomero, tra cui il boss Luigi Cimmino, e anche diversi funzionari dei piu’ importanti nosocomi, in primis il Cardarelli, l’azienda dei Colli e il Nuovo Policlinico, ed ex sindacalisti. Secondo gli inquirenti, grazie al racconto dei collaboratori di giustizia che hanno spiegato il sistema corruttivo che favoriva la camorra, i funzionari riuscivano a costruire gare d’appalto su misura per imprese in stretti contatti con il clan Cimmino-Caiazzo che era gestito a sua volta dal potente gruppo dell’Alleanza di Secondigliano cartello egemone in gran parte del territorio cittadino e del quale fanno parte anche clan attivi nella provincia napoletana, e in particolare delle cosiddette “estorsioni di sistema”.
Tra le quali il sofisticato sistema che ha permesso ai clan di controllare gli appalti di quasi tutti gli ospedali della città di Napoli, in maniera analoga a quanto già emerso negli anni scorsi per l’ospedale San Giovanni Bosco nel rione Amicizia.
Le pressioni della camorra erano tangibili in diversi settori del servizio ospedaliero: dal trasporto degli ammalati alle onoranze funebri, dalle imprese di costruzione e di pulizie fino a quelle che si occupano della refezione e dell’installazione dei distributori di merendine e bibite. Il gip di Napoli, Maria Luisa Miranda, ha fissato per il prossimo 15 aprile, nell’aula bunker del nuovo Palazzo di giustizia partenopeo, l’udienza in camera di consiglio.
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