Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 77° Anniversario della Liberazione, si è recato ad Acerra. Al suo arrivo ha deposto una corona d’alloro presso il cippo commemorativo delle vittime della strage nazifascista del 1° ottobre 1943.
Si è svolta, quindi, la cerimonia commemorativa al Castello Baronale che è stata aperta da un video sulla “Strage di Acerra, ottobre 1943” realizzato da Rai Storia e dai saluti del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, del Sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri e dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.
La cerimonia è proseguita con l’intervento della professoressa Isabella Insolvibile, storica della Resistenza, e si è conclusa con il discorso del Presidente Mattarella. Lo rende noto il Quirinale.
“Rivolgo un saluto al Sindaco di Acerra e, attraverso di lui, a tutti gli acerrani, assicurando che la mia presenza e’ naturalmente legata all’ importante occasione che ci riunisce ma intende anche manifestare vicinanza alla citta’ e alla qualita’ della vita in questo territorio e attenzione ai suoi profili sociali e ambientali.
E’ un momento particolarmente ricco di significato celebrare il 25 aprile, la ricorrenza della Liberazione, qui ad Acerra, medaglia d’oro al merito civile, teatro – nell’ottobre del 1943 – di una terribile strage di civili innocenti, per molto tempo quasi dimenticata”. Ha detto il presidente Sergio Mattarella nel suo intervento.
E poi ha aggiunto: “È un momento particolarmente ricco di significato celebrare il 25 aprile, la ricorrenza della Liberazione, qui ad Acerra, medaglia d’oro al merito civile, teatro -nell’ottobre del 1943- di una terribile strage di civili innocenti, per molto tempo quasi dimenticata.
Onorando i tanti martiri di Acerra, desidero ricordare tutti i combattenti, tutte le vittime delle rappresaglie e gli uomini e le donne coraggiose che -in ogni parte d’Italia- perdettero la vita per opporsi alla barbarie scatenata dalla furia nazifascista. La storia della nostra libertà è stata scritta da loro, la nostra Costituzione democratica è nata dal loro sacrificio”.
E’ stato delineato “con precisione il quadro storico in cui avvenne la criminale rappresaglia che colpi’, a pochi giorni dalle Quattro Giornate di Napoli, questa citta’ del Mezzogiorno. Non fu l’unica, purtroppo, ma la piu’ grave, in termini di vittime, della Campania.
Quasi novanta morti, tra cui donne, anziani, bambini. Una strage che segui’ a un tentativo di ribellione e che ci aiuta a comprendere maggiormente il ruolo che ebbero anche le popolazioni meridionali nella lotta di Liberazione. In Campania, soprattutto nel territorio a sud del Volturno, nelle grandi conurbazioni, da Napoli a Castellammare ad Acerra a Caserta a Capua, si verifico’ un alto numero di conflitti armati tra popolazione e soldati tedeschi”.
“Documenti e narrazioni orali presentano una realta’ che contrasta nettamente con l’immagine attendista che taluno ha superficialmente ritenuto di attribuire al Mezzogiorno: gruppi di giovani combattenti, persone armate di ogni eta’, difendevano il territorio dalle distruzioni dei guastatori, gli uomini dalle razzie, le donne dalle violenze”.
Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando ad Acerra in occasione del 25 aprile. “I massacri furono un’opera di vendetta e di intimidazione verso la popolazione civile in tutta la zona, risultato della strategia della “terra bruciata” operata dai tedeschi con requisizioni di massa, saccheggi e distruzione del territorio, cui gli abitanti risposero con una diffusa resistenza; in queste aree, che furono teatro di alcuni dei momenti piu’ duri e sanguinosi della campagna d’Italia, dallo sbarco alleato ai nove mesi di battaglia a Cassino.
Una resistenza – ha aggiunto il capo dello Stato – che si potrebbe definire ordinaria. Fu una difesa della vita e dei valori quotidiani e comunitari dalla prepotenza di una forza violenta che pretendeva, con crudelta’, di imporre obbedienza totale: in questo senso si possono leggere anche la difesa dei propri prodotti e dei propri animali fatta dai contadini, il rifiuto di consegnare le macchine e le altre risorse, l’aiuto ai soldati sbandati fatto in nome di una solidarieta’ che, contrapponendosi alle leggi della guerra, esprimeva un sentimento importante di vera e propria resistenza civile alla guerra.
Agli occhi dell’esercito nazista la colpa dei cittadini di Acerra era quella di aver provato ad opporsi – con armi rudimentali, con le barricate, con la non collaborazione – al rastrellamento di uomini da mandare nei campi di lavoro, alla caccia agli ebrei, al saccheggio brutale, alla distruzione sistematica di case e di luoghi di lavoro”.
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