Ci sono due testimoni per l’omicidio di Gaetano Ariosto ucciso la scorsa settimana a Boscotrecase dall’imprenditore edile di Torre Annunziata, Antonio Papa.
Uno è Gennaro Scognamiglio, amico della vittima e scampato all’agguato per caso. Un altro invece è Filippo Gallo, dipendente di Papa, pregiudicato, da poco tornato libero -come ricorda Il Mattino-dopo aver scontato una condanna e coinvolto nell’omicidio dell’imprenditore Raffaele Pastore, vittima innocente della camorra, ucciso il 23 novembre 1996 per essersi ribellato al pizzo.
Per l’imprenditore assassino Antonio Papa, il gip il gip Fernanda Iannone della Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituti Emilio Prisco e Alessandra Riccio) ha convalidato il fermo e confermato la detenzione in carcere con le accuse di omicidio premeditato e tentato omicidio nei confronti di Gennaro Scognamiglio.
Tra l’altro nel magazzino di via Rio a Boscotrecase, dove la scorsa settimana si è consumato il delitto, i carabinieri di Torre Annunziata hanno scoperto, oltre all’arma utilizzata, un vero e proprio arsenale: due pistole, una Starter calibro 6 con matricola abrasa e una Taurus con matricola parzialmente abrasa oltre 130 proiettili calibro 9 e più di una dozzina di cartucce calibro 6,35 e 7,65.
Al centro dell’inchiesta secondo i magistrati di Torre Annunziata la consapevolezza che Papa avesse a che fare con persone legate ai clan di camorra e che aveva rapporti con gli stessi per portare a compimento truffe allo stato attraverso i bonus del 110. Poi invece ha raccontato una storia di presunta usura della quale non è stata trovata traccia.
L’omicidio di Gaetano Ariosto quindi sarebbe maturato in uno scenario truffaldino in cui vittima e assassini sono coinvolto. Ora i magistrati cercano di capire quante altre persone erano coinvolte.
Articolo pubblicato il giorno 11 Marzo 2022 - 08:32