Avellino. Un padre preoccupato per il rapporto incrinato con sua figlia, che aveva scelto un ragazzo poco raccomandabile. Cosi’ in aula gli amici e il fratello di Aldo Gioia, il 53enne avellinese ucciso ad aprile dello scorso anno dal fidanzato della figlia 18enne Elena, Giovanni Limata, hanno ricostruito gli ultimi giorni di vita dell’uomo, colpito con 14 coltellate mentre dormiva sul divano di casa.
Nel processo, che vede imputati i due giovani per omicidio volontario aggravato, sono stati ascoltati i testimoni di parte civile, la moglie e l’altra figlia di Aldo Gioia. E i giudici hanno raccolto anche la testimonianza dei medici legali, Carmen Sementa e Fabio Policino. Quest’ultimo si e’ soffermato sulla perizia psichiatrica eseguita su Limata, 23 anni, che alcuni mesi fa ha tentato il suicidio in carcere.
Per il consulente, il ragazzo di Cervinara soffre di forti stati d’ansia che lo portano a compiere atti di lesionismo e autolesionismo, ma questa condizione non incide sulle sue capacita’ mentali. “Giovanni Limata – dice ai giudici Policino – non voleva mettere in atto un’azione dimostrativa, ma volva uccidere. L’efferatezza e la forza con cui ha affondato i colpi sono state tali da tagliare persino le ossa del torace”.
Nella prossima udienza, fissata per il 27 aprile, saranno chiamati a deporre proprio i due imputati. che, per i pm, avevano progettato di sterminare la famiglia di lei, contraria alla loro relazione; dal momento dell’arresto si accusano a vicenda della responsabilita’ del piano criminale.
Articolo pubblicato il giorno 30 Marzo 2022 - 19:35