E’ stata fissata per le 9:30 di domani l’interrogatorio di Elpidio D’Ambra di garanzia davanti al gip del Tribunale di Napoli Nord (quinta sezione), l’udienza di convalida del fermo emesso dal sostituto procuratore Patrizia Dongiacomo.
Il 31enne è il reo confesso dell’omicidio di Rosa Alfieri, la ragazza trovata senza vita a Grumo Nevano, nell’appartamento al piano di sotto dell’edificio dove Rosa abitava con i genitori.
D’Ambra, difeso dall’avvocato Dario Maisto, è stato fermato nel pomeriggio dello scorso 2 febbraio dalla Polizia di Stato nell’ospedale San Paolo del quartiere Fuorigrotta. Agli inquirenti, nel corso di un interrogatorio alla presenza del suo legale, ha ammesso di essere l’assassino di Rosa ma non il presunto tentativo di violenza sessuale.
Intanto continuano le indagini dei carabinieri di Giugliano in Campania e della stazione di Grumo Nevano coordinate dall’ufficio inquirente guidato dal procuratore Maria Antonietta Troncone. La vicenda non e’ stata ancora del tutto delineata anche se sono molti i punti sui quali si e’ fatto pienamente luce. D’Ambra ha dichiarato di avere sentito delle voci che lo avrebbero spinto ad uccidere Rosa. E per questo motivo il suo avvocato ha in serbo di chiedere una perizia psichiatrica per il suo cliente.
Il 31enne ha inoltre ha dichiarato di essere un assuntore abituale di cocaina ma quel giorno, secondo quanto si è appreso, avrebbe assunto la droga solo dopo l’omicidio. Non risulta al momento che sia stato sottoposto a test. Non e’ escluso, comunque, che le analisi vengano disposte a breve, come anche l’esame autoptico sulla salma della giovane vittima. Inoltre va chiarito il ruolo del giovane amico al quale D’Ambra avrebbe consegnato le chiavi di casa, poco dopo la fuga, colui che poi ha aperto l’uscio e trovato Rosa senza vita nel bagno.
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Intanto Cristina Salas, la madre di Elpidio D’Ambra ha rilasciato ieri dichiarazioni alle tv nazionali: ”Quello non voglio più vederlo. Non è più mio figlio. Io sto con il dolore della famiglia della povera Rosa”. La donna non ha nominato alcun avvocato di fiducia per il figlio che ora è difeso da un legale d’ufficio. ”Non lo conosco, non so più chi è, non mi appartiene, non ci ho parlato, non voglio più chiamarlo”, ribadisce la donna.
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