Al centro del dibattito attributivo una copia della Monna Lisa di Leonardo da Vinci, in deposito dal 1927 alla Camera dei deputati.
Esposta per molti anni nella stanza di uno dei questori di Montecitorio, la Gioconda di Torlonia è una copia probabilmente realizzata nel XVI secolo, custodita in Francia come opera della collezione del cardinale Fesch, zio di Napoleone.
Il dipinto fu inventariato nel 1814 nella collezione Torlonia e successivamente consegnato nel 1829 alla Galleria nazionale d’arte antica.
Dopo quasi trent’anni, nel 1927 venne custodito a Palazzo Montecitorio, tra le numerose opere d’arte presenti nella sede del Parlamento italiano.
L’opera, originariamente attribuita al pittore della scuola leonardesca Bernardino Luini, presenta dimensioni ridotte in confronto alla Gioconda esposta presso il museo del Louvre, con altezza di settanta centimetri per cinquanta.
Il questore della Camera Francesco D’Uva, insediatosi nel suo attuale ufficio, ha deciso di far esporre il dipinto in Sala Aldo Moro, al fine di donarvi maggior visibilità e permettere ai visitatori di poter apprezzare l’unicità della tela. Il questore ha poi dichiarato: “si tratta di una copia realizzata nella bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua diretta collaborazione”, basando probabilmente tali affermazioni sulle riflessioni di Antonio e Maria Forcellino, che hanno raccontato con estrema cura le caratteristiche della Gioconda Torlonia nel catalogo della mostra tenutasi a Roma nel 2019 su Leonardo.
Ad oggi, nonostante i rilevanti indizi che possono confermare l’attribuzione leonardesca del dipinto, non vi sono documenti che permettano di ricostruire le origini dell’opera e che riescano a contraddire i pareri fortemente scettici di molti esperti.
Marco BarbatoUna Gioconda a Palazzo Montecitorio: possibile scoperta tra le opere d’arte del Parlamento
Al centro del dibattito attributivo una copia della Monna Lisa di Leonardo da Vinci, in deposito dal 1927 alla Camera dei deputati.
Esposta per molti anni nella stanza di uno dei questori di Montecitorio, la Gioconda di Torlonia è una copia probabilmente realizzata nel XVI secolo, custodita in Francia come opera della collezione del cardinale Fesch, zio di Napoleone.
Il dipinto fu inventariato nel 1814 nella collezione Torlonia e successivamente consegnato nel 1829 alla Galleria nazionale d’arte antica.
Dopo quasi trent’anni, nel 1927 venne custodito a Palazzo Montecitorio, tra le numerose opere d’arte presenti nella sede del Parlamento italiano.
L’opera, originariamente attribuita al pittore della scuola leonardesca Bernardino Luini, presenta dimensioni ridotte in confronto alla Gioconda esposta presso il museo del Louvre, con altezza di settanta centimetri per cinquanta.
Il questore della Camera Francesco D’Uva, insediatosi nel suo attuale ufficio, ha deciso di far esporre il dipinto in Sala Aldo Moro, al fine di donarvi maggior visibilità e permettere ai visitatori di poter apprezzare l’unicità della tela.
Il questore ha poi dichiarato: “si tratta di una copia realizzata nella bottega di Leonardo, forse addirittura con la sua diretta collaborazione”, basando probabilmente tali affermazioni sulle riflessioni di Antonio e Maria Forcellino, che hanno raccontato con estrema cura le caratteristiche della Gioconda Torlonia nel catalogo della mostra tenutasi a Roma nel 2019 su Leonardo.
Ad oggi, nonostante i rilevanti indizi che possono confermare l’attribuzione leonardesca del dipinto, non vi sono documenti che permettano di ricostruire le origini dell’opera e che riescano a contraddire i pareri fortemente scettici di molti esperti.
Marco Barbato
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