Villa Literno. Settantadue anni, diabetico e positivo: è stato rispedito a casa in poche ore ed è deceduto dopo nove giorni di calvario nei quali la moglie ha cercato, invano, di smuovere mari e monti per ricoverarlo in qualche struttura.
Riscontrando l’esposto presentato dai familiari, assistiti da Studio3A, il Pubblico Ministero della Procura di Santa Maria Capua Vetere, dott. Gionata Fiore, ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo in ambito sanitario, per ora contro ignoti, per la morte di Michele Tessitore, di Villa Literno, avvenuta il 9 febbraio 2022 nel reparto Covid dell’ospedale di Maddaloni.
Il Sostituto procuratore ha anche disposto l’autopsia sulla salma per accertare le cause del decesso: l’esame è stato effettuato il 17 febbraio e le conclusioni della perizia saranno decisive per fare chiarezza sui tragici fatti e appurare se vi siano state responsabilità da parte dei medici che hanno seguito (o avrebbero dovuto seguire) la vittima.
L’odissea di Tessitore, a cui è stato già dato l’ultimo saluto sabato 19 febbraio, nel cimitero di Villa Literno, inizia il 30 gennaio 2022, fatalità proprio il giorno del suo settantaduesimo compleanno: l’uomo, che soffre di diabete, si sente male, è stanco e affannato. La moglie Maria Carmina chiama il 118, intervengono in ambulanza i sanitari del Pronto Soccorso di Aversa che gli praticano un’iniezione di insulina e ripartono.
La situazione però non migliora e lo stesso giorno il paziente chiede nuovamente aiuto: stavolta viene condotto in autolettiga al “Moscati” ed è qui che, sottoponendolo come da routine al tampone, scoprono che ha contratto il Covid-19. Ma nel cuore della notte tra il 30 e il 31 gennaio, ossia poche ore dopo il suo arrivo, un medico chiama la moglie invitandola a venire a prendere il marito e a riportarlo a casa: il dottore spiega che Tessitore ha avuto solo un “picco” di diabete, che glielo hanno ristabilizzato e per il resto sta bene e può curare il virus tranquillamente a domicilio.
E non gli prescrivono alcuna terapia, neanche l’ormai “famosa” “tachipirina con vigile attesa”. La moglie però non ha modo di andare a prelevare il marito all’ospedale, e allora glielo riportano a casa in ambulanza dal Moscati, facendole anche pagare il trasporto: 300 euro.
Ma le condizioni del paziente, una volta dimesso, peggiorano di giorno in giorno: non riesce più a controllare i bisogni, non si regge in piedi, cade in continuazione, anche dal letto, comincia a non esserci più con la testa. La signora Maria Carmina, che nel frattempo, assistendo il coniuge, resta contagiata a sua volta, chiama il mondo, l’ospedale, il medico di base, perfino il sindaco del suo Comune perché il marito venga condotto all’ospedale per essere sottoposto a terapie adeguate, ma senza risultato. “Questo è il virus, si salvi chi può” le avrebbe risposto un dottore. Tessitore, ormai in fin di vita, viene finalmente ricoverato l’8 febbraio al Maddaloni, ma ormai è troppo tardi: spira il giorno dopo, il 9 febbraio.
“Siamo stati abbandonati da tutti, mio marito, morto di Covid, si poteva salvare” lamenta la moglie della vittima, che ha dovuto subire l’ennesimo lutto della sua travagliata vita: ha perso quattro figli, l’ultimo dei quali pochi mesi fa, per malattia, a soli 47 anni. Di qui la sua ferma decisione di andare fino in fondo per fare piena luce sulla vicenda e di rivolgersi, attraverso il consulente legale Vincenzo Carotenuto, a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. E’ stata dunque presentata una denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Maddaloni rivolta all’autorità giudiziaria che l’ha ritenuta meritevole di approfondimento, con il formale avvio di un’inchiesta dalla quale la vedova Tessitore e Studio3A si aspettano delle risposte.
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