La terza tappa della Clean Cities Campaign arriva oggi, 9 febbraio, a Napoli e Legambiente presenta lo Stress Test Mobilità del capoluogo napoletano, una serie di indicatori dello stato dell’arte di inquinamento atmosferico e risposta politica delle istituzioni per contrastarlo.
La presentazione dei dati è avvenuta a fine mattinata con un flash mob promosso da Legambiente Campania e il coordinamento delle associazioni ambientaliste per chiedere che il Lungomare di Via Caracciolo resti pedonale.
Fortemente critico l’inquinamento atmosferico nel capoluogo napoletano – commenta Legambiente – nelle centraline che misurano l’inquinamento urbano (quindi soprattutto traffico e riscaldamento) alla luce dei nuovi valori limite OMS (e prossimamente anche europei). Il PM10 dovrà essere ridotto del 45% entro il 2030, ma soprattutto il PM 2,5 del 69% e gli ossidi d’azoto (NO2) del 69%.
Un lavoro enorme, ma che deve assolutamente essere fatto, anche in funzione anti Covid. È da tener presente infatti che l’esposizione ad 1 microgrammo/mc in più di PM2,5 genera un aumento del 5,1% del tasso di casi di Covid19 (Giovanni Veronesi e a., Occupationale and Environmental Medicine, 2022)
“L‘inquinamento atmosferico a Napoli – dichiara Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente – è un problema complesso che dipende da molteplici fattori come il traffico, il riscaldamento domestico, la presenza del porto e l’industria in primis. Proprio per tale complessità è una questione che non può essere affrontata in maniera estemporanea ed emergenziale, come fatto fino ad oggi, ma va presa di petto con una chiara visione di obiettivi da raggiungere, tempistiche ben definite e interventi necessari, in primis sul fronte della mobilità sostenibile.
In particolare è urgente intervenire in maniera rapida con misure efficaci affrontando il problema in modo strutturale e con una pianificazione adeguata e incrociando due temi cruciali: quello della mobilità sostenibile e dell’uso dello spazio pubblico e della strada prevedendo interventi ad hoc che, se integrati insieme ad altre misure riguardanti il settore del riscaldamento e dell’agricoltura, potranno portare benefici immediati e duraturi. Occorre prevedere, ad esempio, il potenziamento del trasporto pubblico locale e della mobilità condivisa, elettrica ed efficiente per garantire il diritto di muoversi senza inquinare.
In questo scenario l’ipotesi di apertura al traffico del lungomare significa tornare indietro di 10 anni, un clamoroso autogol. Dall’amministrazione Manfredi ci aspettiamo scelte ben diverse, coerenti con quelle che si stanno realizzando nelle più importanti città europee. Si faccia il necessario per adeguare il servizio metropolitano e dei bus pubblici agli standard europei. Questo deve essere l’obiettivo, certamente non la riapertura al traffico del lungomare. Purtroppo non si vede un’idea di città e di mobilità che vada verso scelte che tolgano le auto dalle strade.
Inoltre la riapertura al traffico del lungomare, sarebbe tra l’altro in contraddizione con il progetto di restyling della zona, redatto proprio in considerazione della pedonalizzazione e della fruizione da parte dei pedoni, dei ciclisti e degli sportivi senza interferenze da parte delle auto“.
Ritornando ai dati presentati questa mattina da Legambiente, si può fare meglio e di più per promuovere la mobilità ciclabile: appena 19 km di piste ciclabile per un milione di abitanti (3 milioni con l’area metropolitana), perché in assenza di una piano per la ciclabilità e di una protezione lungo le strade a scorrimento veloce, nonostante tutti i bonus all’acquisto di bici e monopattini, non si riuscirà a catturare neppure una quota significativa di utenti che hanno abbandonato il mezzo pubblico a causa della pandemia (Fonte dati: Ecosistema Urbano 2020).
Siamo all’anno zero delle strade a velocità calmierata, nonostante il reticolo di vie strette del centro storico che non consentono velocità superiori e talvolta segnalano i 30 all’ora. Le strade 30, oltre a incentivare la mobilità ciclopedonale, sono indispensabili per ridurre la gravità degli incidenti stradali: è possibile realizzare altri 1.400 km (obiettivo 80% strade cittadine) di strade a velocità moderata per diventare una “città 30”.
Eppure Napoli, per la sua elevata densità abitativa, i percorsi pedonali, le scale, si presta ad essere ridisegnata, progettata, con zone e strade scolastiche, dehor di bar e negozi, una riorganizzazione dei servizi, per un abitare di prossimità, verso la “città 15 minuti”.
Buona l’offerta di TPL elettrico rinnovabile, già al 56%, con l’aiuto del governo e degli investimenti del PNRR è prevista una implementazione di bus elettrici nei prossimi anni: ma siamo ancora lontano dal 100% elettrico entro il 2030. La sharing mobility, riparte dai monopattini (più di mille in servizio), ancora embrionale il car sharing (80 auto, di cui 30 elettriche) il bike sharing (Fonte dati: Ecosistema Urbano 2020 e CittaMEZ 2021).
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