Salvatore Capone ucciso nella notte di Capodanno a Napoli, faceva da autista e da scorta armata dei boss del gruppo criminale del rione Lauro.
E il suo omicidio secondo gli inquirenti si inquadra nella guerra di camorra scoppiata da mesi e culminata con l’agguato dell’antivigilia di Natale al boss di Fuorigrotta, Vitale Troncone, ancora ricoverato in gravi condizioni in ospedale.
L’uomo ucciso questo notte a Napoli era vicino al gruppo Cesi che è egemone nella zona a ridosso dello stadio Maradona, in contato con gli Esposito e con i Licciardi.
L’agguato è avvenuto alle 3 di questa mattina, e secondo gli investigatori rappresenta la risposta all’agguato al capoclan Vitale Troncone. Capone era molto vicino al boss Massimiliano Esposito, ‘o scugnato, del quartiere di Bagnoli tanto che durante la sua latitanza era lui che ne gestiva il cellulare per le comunicazioni urgenti.
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Gli investigatori hanno effettuato una serie di perquisizioni nella notte e hanno sentito a sommarie informazioni i familiari del pregiudicato ucciso. Si sta cercando di capire cosa ci facesse in strada a quell’ora e se ci fossero altre persone con lui oltre agli assassini.
E’ probabile che si sta attirato in una trappola: qualcuno deve avergli dato un appuntamento e per questo che gli investigatori oltre a cercare elementi utili alle indagini dalla visione delle telecamere pubbliche e private nella zona, stanno anche analizzando con attenzione il traffico del telefono cellulare di Salvatore Capone.
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E intanto da stanotte la zona di Fuorigrotta è ripiombata nell’incubo di una cruenta faida di camorra.
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