Covid, Roberto Fumagalli: “In ospedale non vaccinati con i polmoni distrutti. Molti negazionisti aspettano troppo e rischiano la vita”
“Quando c’è una malattia grave che colpisce i polmoni lo sforzo che si fa per respirare provoca un ulteriore danno meccanico, dovuto all’iperventilazione. Vediamo dei non vaccinati arrivare in ospedale con il tessuto polmonare quasi completamente distrutto (anche al 90%), proprio per questo circolo vizioso: la difficoltà respiratoria e il conseguente angoscioso desiderio di soddisfare la fame d’aria. Infatti una delle cure che si mettono in atto in caso di Covid grave è il cosiddetto riposo polmonare, che richiede sedazione e ventilazione meccanica”.
Così Roberto Fumagalli, direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Niguarda di Milano, racconta in un’intervista al Corriere della Sera quali sono i rischi per i non vaccinati. Al Niguarda, spiega Fumagalli, “l’età mediana dei non vaccinati è 60 anni, quella dei vaccinati 70. I vaccinati che arrivano in ospedale sono più anziani e molti di loro hanno malattie pregresse: i non vaccinati sono più giovani e spesso sani. Tra gli immunizzati, i meno protetti sono quelli che hanno ricevuto due dosi di AstraZeneca, mentre abbiamo avuto pochissimi pazienti con la terza dose e principalmente nelle due settimane dopo la vaccinazione (in cui la copertura non è ottimale). Il booster con un vaccino a mRna protegge molto bene anche dopo due dosi a vettore virale”.
I casi più gravi, prosegue il primario dell’ospedale milanese, sono “alcuni pazienti, quasi sempre non vaccinati”, che “hanno 80-83 di saturazione e serie difficoltà respiratorie. Ma sono persone che negano l’esistenza di Covid, per un atteggiamento ideologico, e di conseguenza aspettano troppo a chiamare i soccorsi. Il livello di ossigeno nel sangue scende nell’arco di alcuni giorni, non all’improvviso”.
La priorità, mette in chiaro Fumagalli, è dunque “convincere gli anti-vaccinisti e obbligarli in una maniera intelligente. Il green pass va in questa direzione. Di fronte a una persona che rifiuta le cure noi medici proviamo una grande frustrazione. Il nostro ruolo è salvare vite umane e adesso abbiamo gli strumenti per farlo anche contro Covid. La prima arma, imprescindibile, resta la vaccinazione: chi la rifiuta rischia la pelle”.
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