Potrebbe essere stato Gianluca Annunziata, 31 anni, l’ultimo dei killer condannato a Napoli per l’omicidio Genny Cesarano (il giovane ucciso per errore a soli 17 anni nel rione Sanità alle 4,40 del 6 settembre del 2015), “…l’autore materiale dell’omicidio, stante la corrispondenza del calibro del proiettile che colpi’ la vittima (9X21) con il calibro della pistola usata dall’imputato”.
Lo scrive la quinta sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli (presidente Romano) nelle motivazioni della condanna, emessa lo scorso 27 dicembre, con la quale, malgrado abbia escluso la premeditazione, ha confermato la condanna all’ergastolo nei confronti dell’imputato, l’ultimo delle otto persone ritenute responsabili di quella assurda morte.
Annunziata era già in carcere quando il 25 novembre del 2019 la Squadra Mobile di Napoli gli notificò l’ordinanza per l’omicidio Cesarano.
Il giovane fu venne assassinato mentre era in compagnia di alcuni amici, scampati alla morte. Alla missione di morte, che doveva colpire Pierino Esposito (ucciso poi nel mese di novembre), all’epoca il boss rivale dei Lo Russo, presero parte otto persone, in sella a quattro scooter, e che vennero esplosi – secondo i rilievi della Polizia – 24 colpi calibro 9X21, 357 e 7,65).
“L’Annunziata – scrivono ancora i giudici – ha partecipato in prima linea e consapevolmente alla rappresaglia dimostrativa, condividendo l’indifferenza dei suoi correi nella scorreria armata nella sanita’ e nel colpire uomini sconosciuti, la cui appartenenza al clan antagonista (quello guidato da Piero Esposito, vero obiettivo del raid, ndr) non era stata in alcun modo acquisita”.
Gianluca Annunziata, 31 anni, era già stato condannato all’ergastolo dal gup di Napoli il 3 novembre 2020. Nelle motivazioni la Corte di Assise di Appello, dopo avere ripercorso nel particolare, le fasi dell’omicidio, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra i quali figura anche il mandante, Carlo Lo Russo, elemento di vertice dell’omonima famiglia camorristica e all’epoca reggente del clan, disegna l’identikit di Annunziata, soprannominato “Ammore”:
“…la giovane eta’ (di Annunziata, che aveva .24 anni all’epoca dei fatti, ndr) non costituisce circostanza favorevole all’imputato stante il ruolo di rilievo gia’ ricoperto nell’organigramma associativo”, “…ma piuttosto rappresenta indice rivelatore della propensione criminale del prevenuto, ritenuto un sodale affidabile e particolarmente abile da coinvolgere nell’azione di fuoco contro il clan di Pierino Esposito…”.
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Per quell’agguato scattato all’alba del 6 settembre del 2015 in Piazza San Vincenzo alla Sanità , sono già stati condannati al massimo della pena Mariano Torre, Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto e Antonio Buono.
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