La storica Marcella Marmo, studiosa della camorra tra Ottocento e Novecento, autrice di ricerche sulle mafie all’incrocio di storia sociale, politica, penale e culturale, è morta a Napoli all’età di 75 anni.
L’annuncio della scomparsa è stato dato oggi dai figli Arianna e Carlo Sacerdoti che ricordano la madre come “raffinata intellettuale e accademica”. Marcella Marmo era la vedova del medico Guido Sacerdoti, scomparso nel 2013, nipote dello scrittore Carlo Levi. Marmo era professore di Storia contemporanea presso l’Università di Napoli “Federico II”.
Oltre a decine di saggi e monografie su riviste e volumi collettanei, tra i suoi libri figurano “Il proletariato industriale a Napoli in età liberale (1880- 1914)” (Guida editori, 1978), “Camorra e criminalità organizzata in Campania” (Liguori, 1988, con Francesco Barbagallo e Mauro Calise) e “Il coltello e il mercato.
La camorra prima e dopo l’unità d’Italia” (L’Ancora del Mediterraneo, 2011). Nel 2016 lo storico e critico letterario Marco Santagata dell’Università di Pisa ipotizzò che dietro lo pseudonimo della misteriosa autrice Elena Ferrante, autrice della saga della “Amica geniale” si celasse Marcella Marmo; la storica smentì affermando: “Io Elena Ferrante? Chiunque mi conosce riderebbe davanti a questa notizia. Sono una persona trasparente incapace di mentire. La cosa non sussiste”.
Laureata nel 1969 presso l’Università degli Studi di Napoli, Marmo è stata borsista presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino. A partire dal 1975 ha svolto, in qualità di professore incaricato e professore associato, gli insegnamenti di storia economica presso l’Università di Salerno, di Storia sociale presso l’Istituto Universitario Orientale, di Storia dei partiti e dei movimenti politici presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli. Dal 2000 era professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Napoli.
Dal 1977 al 1982 Marmo ha fatto parte del comitato di redazione e del comitato scientifico di “Quaderni storici”. Era membro dell’Imes e della redazione di “Meridiana. Rivista di storia e scienze sociali”.
Presso l’Università di Napoli ha diretto il Centro interdipartimentale per la storia comparata delle società rurali in età moderna e contemporanea. Le sue prime ricerche si sono svolte su tematiche di storia delle strutture economico-sociali di Napoli tra età crispina e giolittiana, connesse alle leggi d’intervento pubblico e alle relative trasformazioni indotte negli assetti economici ed urbanistici, nella stratificazione e nei movimenti sociali.
Un successivo filone di ricerca si è orientato su tematiche di storia della criminalità e dell’ordine pubblico tra Otto e Novecento, ed in particolare intorno alla camorra campana, curando insieme lo studio di storia sociale e il confronto tra storia e altre scienze sociali sulle categorie fruibili intorno alla criminalità organizzata.
La prospettiva di storia criminale si allarga verso le istituzioni di controllo (polizia e magistratura) sull’arco cronologico 1840-1920, seguendo i processi di policing e disciplinamento in relazione al più ampio mutamento sociale e politico, anche alla luce della ricaduta sull’opinione pubblica meridionale ed italiana dei problemi di disordine sociale tipici del Mezzogiorno: da brigantaggio, camorra e mafia lungo la congiuntura di unificazione, alla vasta eco di alcuni processi penali di inizio Novecento, che ‘nazionalizzano’ la questione criminale attraverso nuovi circuiti di opinione orientati ad una ‘democrazia giudiziaria’ tipicamente radicale.
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