Il nome di Maradona è uno di quelli destinati a non lasciare questo mondo e a continuare a suscitare discussioni tra chi lo ha amato e chi invece lo ha detestato. Dopo lo svelamento della statua allo stadio napoletano che porta il suo nome, dopo l’asta per i suoi beni, si continuano a spendere parole sul Pibe de Oro. Accanto agli elogi della sua vita da calciatore, come sempre permangono le critiche e le accuse. Le piattaforme di streaming propongono nuovi documentari e anche la figlia Dalma si accinge a girare la propria versione sulla vita del campione, mostrandone il lato più intimo.
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Questa sarà solo un’altra voce tra tutte quelle che si sono levate sulla sua vita e continuano a levarsi dopo la morte, avvenuta ormai più di un anno fa. Difficile inquadrare Maradona in una sola definizione, difficile incasellarlo. Anche chi lo definisce il più grande calciatore del mondo, ne sta dando un ritratto molto parziale. Come si legge in questa interessante infografica, Maradona è stato una figura complessa, sia come un uomo, che come calciatore e come personaggio.
Per molti l’uomo Maradona non può essere interpretato senza considerare il suo essere argentino. Il ragazzino dotato di un dono, passato dalla povertà estrema alla ricchezza, poi sperperata nel corso di una vita breve e intensa.
Il piccolo Diego ricevette il suo primo pallone come regalo per il terzo compleanno, da suo cugino Beto Zarate, e subito cominciò a palleggiare. Da adolescente gioca con l’Argentinos Juniors. E già allora non era parte di un team, ma quella in campo era la sua squadra in grado di riempire gli stadi. È diventato una star in casa, giocando con il Boca Juniors, pronto a catturare gli occhi del mondo.
Infatti, come si legge nell’infografica Maradona a soli 21 anni arriva a Barcellona per 7,7 milioni di dollari. E qui in poco tempo diventa l’unico calciatore che si merita anche gli applausi dei rivali del Real Madrid. Con l’arrivo a Napoli e i due scudetti entra definitivamente nell’Olimpo dei migliori. La consacrazione non poteva non avvenire in una città che aveva bisogno di un eroe e del riscatto che solo lui poteva incarnare. La Napoli di Maradona, era l’Argentina d’Italia.
Le sue innate doti calcistiche sono state accompagnate, nel corso di tutta la sua vita calcistica, da un ego e un’individualità rare nel mondo dello sport. Queste spesso si rivelavano, sul campo e fuori, come una sfacciata mancanza di rispetto per le regole del gioco.
Se lo si volesse raccontare a un alieno che non ne ha mai sentito parlare basterebbe narrare la partita dei quarti di finale tra Argentina e Inghilterra durante la Coppa del Mondo 1986 in Messico. La sua leggendarietà è stata costruita in quattro minuti. Il tempo trascorso tra il primo gol, in cui fu sostenuto dalla mano di Dio, e il secondo in cui il suo talento smisurato viene messo in mostra su un palcoscenico globale. A legittimare tutto ciò che era avvenuto prima, a riscattare il suo popolo, a umiliare gli avversari. A regalargli quella Coppa del Mondo che lo rese il calciatore più famoso dopo Pelé.
Negli anni 90 comincia la sua caduta, con i primi test che evidenziano tracce di cocaina e le prime squalifiche. La sua vita privata è nell’occhio del ciclone per questioni di paternità controverse. Di nuovo viene sospeso dopo un test anti doping ai mondiali del 1994 negli Usa. E in queste circostanze assume un altro volto ancora, quello in cui indossa i panni della vittima.
Dall’Olimpo destinato a pochi privilegiati del mondo è presto caduto per l’incapacità di fronteggiare il suo successo. Un successo per affrontare il quale non aveva gli strumenti. È diventato dipendente dalle droghe, ha assunto uno stile di vita dissoluto, che lo ha portato a mietere vittime e farsi nemici.
Tra la sua carriera e la sua morte prematura sui cui ancora si indaga, Maradona è stato sempre circondato, oltre che da coloro che lo amavano, da chi voleva bearsi nelle sue glorie. È stato vittima di se stesso, del proprio successo e del contesto in cui avrebbe dovuto prosperare.
Anche nell’infografica Maradona emerge come uomo generoso e umile. Fragile e allo stesso tempo forte nella sua individualità, sia sul campo che fuori. Eroe dei deboli del mondo che in lui vedevano il segno di un riscatto possibile. Vittima di un sistema che lo ha fagocitato e non ha saputo sostenere e curare le sue debolezze.
(fonti foto: futbolretro.es)
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