Djokovic espulso: il tennista numero uno al mondo ha perso la sua partita contro il governo australiano.
Un tribunale federale formato da tre giudici ha respinto all’unanimità il ricorso del 34enne tennista serbo contro il secondo annullamento del suo visto deciso dal ministro dell’Immigrazione. ‘Nolè dovrà anche pagare le spese legali sostenute dall’esecutivo di Canberra.
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La decisione, che arriva a meno di 24 ore dall’inizio degli Australian Open, significa che il numero uno del mondo non potrà partecipare allo Slam che ha vinto già nove volte e rischia di non poter rimettere piede nel Paese per tre anni. Al suo posto nel tabellone viene ripescato l’azzurro Salvatore Caruso che era stato sconfitto nelle qualificazioni.
La sentenza sul ricorso contro la decisione del ministro Alex Hawke è stata letta in aula dal presidente del tribunale, James Allsop. Le motivazioni saranno rese noto in seguito. Il team legale del tennista serbo non ha ancora fatto sapere se tenterà un ulteriore ricorso in extremis.
Djokovic aveva ottenuto un’esenzione dall’obbligo vaccinale per entrare in Australia sostenendo di essere risultato positivo al Covid il 16 dicembre ma poi aveva ammesso che nel suo modulo per l’ingresso nel Paese aveva mentito sui spostamenti più recenti.
“Vorrei fare una breve dichiarazione per affrontare gli esiti dell’udienza di oggi in tribunale. Ora mi prenderò un po’ di tempo per riposarmi e riprendermi, prima di fare ulteriori commenti oltre a questo. Sono estremamente deluso dalla sentenza della Corte di respingere la mia domanda di revisione giudiziaria della decisione del Ministro di annullare il mio visto, il che significa che non posso rimanere in Australia e partecipare agli Australian Open”.
Sono le prime parole, in un comunicato stampa diffuso dopo la decisione della corte di non confermare il visto, da parte di Novak Djokovic espulso. “Rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti in relazione alla mia partenza dal Paese. Sono a disagio che l’attenzione delle ultime settimane sia stata su di me e spero che ora possiamo concentrarci tutti sul gioco e sul torneo che amo.
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Vorrei augurare ai giocatori, ai funzionari del torneo, allo staff, ai volontari e ai fan tutto il meglio per il torneo. Infine, vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei amici, la mia squadra, i tifosi, i tifosi ei miei compagni serbi per il vostro continuo supporto. Siete stati tutti una grande fonte di forza per me”.
Nel corso del dibattimento per il ricorso contro la seconda cancellazione del visto di Novak Djokovic espulso, il legale del numero 1 del mondo, lo stesso Nick Wood che ha vinto il primo ricorso davanti al giudice Kelly della Federal and Family Court, ha replicato alla tesi del ministro Hawke secondo cui la presenza di Novak Djokovic avrebbe aumentato il consenso verso i no-vax e il rischio di manifestazioni o disordini.
“Il ministro non ha considerato lo scenario alternativo”, ha detto Wood. “Se Djokovic sarà espulso, una scelta che comprometterà la sua carriera, è abbastanza scontato che sarà questa decisione a poter generare sentimenti no vax”.
I legali non sembrano orientati a presentare un nuovo ricorso. Il campione serbo avrebbe potuto intervenire in udienza e chiarirle le cose personalmente ha scelto invece di non farlo. Tuttavia, ha detto il legale del governo australiano, Stephen Lloyd, “non ha mai presentato prove materiali che non si sia vaccinato per una qualche ragione medica. Al momento della decisione del ministro, il fatto che non fosse vaccinato era ben noto e inequivocabilmente conosciuto. Tutti potrebbero arrivare alla conclusione che se Djokovic non si sia vaccinato finora, lo abbia fatto per scelta”.
Concludendo il suo discorso, il legale del governo ha sottolineato che il ministro Hawke non deve dimostrare che Djokovic effettivamente stimolerà i sentimenti no-vax, ma solo che potrebbe farlo. Tanto basta, ha spiegato, per decidere di revocargli il visto nei termini di legge
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