C’è anche lo stadio Diego Armando Maradona tra i 65mila 452 i cespiti di proprietà del Comune di Napoli messi in vendita.
Una lista lunga e complessa – tanti impianti sportivi, il palazzo del Consiglio comunale di via Verdi, la villa Cava a Marechiaro e moltissimo altro ancora – è stata spedita dal Comune a Invimit, la società del Mef che si occupa di investimenti immobiliari e della loro valorizzazione e/o dismissione laddove è possibile.
Dalla lunga lista di cespiti – chiesta dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta che ha la delega alla NapoliServizi la società del Comune che si occupa di patrimonio, guidato dall’ex assessore al Bilancio Salvatore Palma e dal manager Ciro Turiello – Invimit estrarrà quelli che ritiene più appetibili sul mercato italiano e soprattutto internazionale.
Nell’elenco inviato a Invimit, come riporta Il mattino in edicola oggi, ci sono molti immobili di un certo valore storico pronti per essere trasformati in residenze per turisti.
L’operazione di trasfomrazione potrebbbe fare gola e quindi suscitare l’interesse concreto dei grandi gruppi stranieri le cui Fondazioni per le arti installerebbero volentieri una loro base ma l’interesse è vivo anche in altri settori.
Il problema di dare un valore al patrimonio risiede nelle diverse tipologie di immobili: 42 per l’esattezza. Le abitazioni di qualsiasi tipo sono 29.833, mentre 22.019 le pertinenze delle abitazioni.
Tra i cespiti del Comune ci sono 104 tra chiese e cappelle, 11 caserme, 51 tra presidi ospedalieri e ospedali, 512 scuole.
Tra i beni non ad uso abitativo ci sono 255 ricoveri anti aereo dell’ultima guerra mondiale, 3251 negozi e 2982 depositi e magazzini, 92 tra circoli, associazioni e centri culturali e anche 43 fontane.
L’assessore al Bilancio Baretta parla di errore contabile e spiega a Il Mattino: “Io penso sia stato fatto un errore contabile, ovvero caricare il valore di una possibile alienazione, per fare una sorta di maquillage del bilancio oltre il possibile, e che quindi poi il risultato sia stato deludente. Non è sufficiente parlare di alienazione ma è molto importante parlare di valorizzazione del patrimonio. La prima cosa che bisogna fare è quella di completare il censimento del patrimonio, che a Napoli è ingente, ed è suddiviso in tre tipologie: una parte molto degradata, una parte abitativa che è in parte degradata e in parte no, e una parte di grande valore storico. Sicuramente bisogna avere una strategia per ogni tipologia ed effettuare interventi mirati. È certo che dobbiamo farci aiutare, abbiamo aperto un confronto con Cassa depositi e prestiti e Invimit”.
A Invimit sono stati girati anche i cespiti che nel 2018 sono stati messi all’asta dal Comune ma che nessuno ha comprato nonostante una accordo con i notai e la borsa immobiliare.
Gli immobili messi all’asta sono il complesso Monachelle a Pozzuoli, per cui il Comune ha ottenuto l’autorizzazione alla vendita dalla Soprintendenza regionale, l’ex colonia giovanile Montagnelle a Torre del Greco, l’edificio ex Fimoper a Napoli, l’ex Villa Cava a Marechiaro (che ha un valore d’asta stimato in 1 milione e 155mila euro), gli ex uffici comunali di via Rosaroll, ex ritiro Santa Maria ad Agnone, 3 appartamenti a Palazzo Cavalcanti, in via Toledo (da 320, 151 e 145 metri quadrati, stimati rispettivamente 2,2 mila euro al metro quadrato il primo e 2,2 mila euro gli altri due), gli ex magazzini comunali in via Argine, il parco Cisternina a Saviano, l’ex asilo nido e scuola materna a Ponticelli, il magazzino oggetti smarriti del Comune, gli ex uffici comunali di via Nicola Galdo e l’ex stazione elettrica alla Scala di Montesanto.
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