Napoli. Avevano tentato l’estorsione al socio in affari nel traffico di droga per le “commesse” non andate a buon fine.
E’ quando scoperto dalla guardia di Finanza di Napoli nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’emissione di 11 misure cautelari per un traffico di droga a livello internazionale. In maggior parte marijuana e cocaina proveniente Sudamerica e dal Nordafrica.
L’associazione di trafficanti di droga attiva tra l’Albania e la Toscana, composta da cittadini italiani e albanesi, in grado di approvvigionarsi di ingenti quantitativi di stupefacente. L’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, è partita a seguito dei sequestri di oltre 17 tonnellate di hashish e anfetamine eseguiti nel porto di Salerno nel giugno 2020.
I finanzieri dei Comandi provinciali di Napoli e Salerno hanno eseguito, tra le province di Pistoia, Pisa, Roma, Milano, Novara, Salerno e Varese, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli nei confronti di 11 persone, di cui 9 gravemente indiziate di appartenere all’associazione per delinquere transnazionale finalizzata al traffico, detenzione e commercializzazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
La misura cautelare fa seguito al provvedimento di fermo, emesso lo scorso novembre a carico di 8 dei destinatari dell’ordinanza eseguita oggi, per il concreto pericolo che gli stessi potessero darsi alla fuga.Nella circostanza, i gip di Busto Arsizio, Novara e Pistoia, territorialmente competenti in relazione ai luoghi in cui è stato eseguito il fermo, hanno emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, dichiarando contestualmente la propria incompetenza territoriale in favore dell’autorità giudiziaria partenopea.
Su richiesta della Dda di Napoli, il gip del Tribunale partenopeo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare sia nei confronti degli 8 destinatari del provvedimento di fermo che di ulteriori 3 soggetti, ritenuti parte del gruppo criminale o in stretti rapporti con gli altri componenti.
Dalle indagini sono emersi l’utilizzo, da parte degli indagati, di una fitta rete di contatti tenuti anche grazie a telefoni cellulari criptati, e l’esistenza di un “sottogruppo”, di cui alcuni componenti dimoravano in Svizzera, deputato alle attività logistiche di supporto al traffico illecito di droga.
La persona al vertice di questo “sottogruppo” elvetico, secondo quanto ricostruito dalle indagini, è stata anche vittima di estorsioni da parte di altri consociati che, in relazione a “commesse” non andate a buon fine, hanno chiesto la restituzione delle somme anticipate attraverso minacce a lui e ai suoi familiari.
Le indagini sono state condotte nell’ambito di una stretta collaborazione giudiziaria internazionale con l’autorità giudiziaria elvetica (Ministero pubblico della Confederazione svizzera e la Polizia giudiziaria Federale – Divisione criminalità economica di Lugano).
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