In occasione della presentazione del nuovo episodio della video-serie sulle arti
figurative, Pier Paolo Patti presenta all’ambasciata di Teheran la sua attività artistica.
Il giovane artista italiano, precisamente della provincia di Salerno, già nel 2018 era stato ospite della capitale iraniana per una residenza artistica, grazie alla quale ha gettato le basi per un possibile dialogo con l’Oriente dell’arte.
Tre anni fa vinse infatti, il concorso “Artist in residence” – indetto dall’Istituito Garuzzo per le Arti Visive da Kooshk Residency insieme all’Ambasciata italiana a Teheran e EUNIC – avendo così l’opportunità di trascorrere un mese a Teheran per dare vita a “Roots”: un’opera che si poneva come ponte per il confronto e l’interscambio tra le diverse culture occidentali e mediorientali e che inevitabilmente, affonda le proprie “radici” nel rapporto tra arte, politica e società.
Da quel momento non ha mai smesso di indagare tutti i possibili linguaggi per continuare a tessere la trama di un unico grande dialogo che facesse della sua opera artistica, pratica, metodo e divulgazione.
La sperimentazione artistica multimediale di Pier Paolo Patti, è stata raccontata in un nuovo episodio della video-serie prodotta dall’Ambasciata italiana “From Tehran to Rome. A Journey through Art” presentato ieri nella Residenza dell’Ambasciatore a Teheran, Giuseppe Perrone.
Al documentario è stata affiancata un’esposizione, allestita nei giardini della
Residenza, di alcuni quaderni di viaggio in Iran e nella circostante regione mediorientale ad opera dell’artista italiano Patti e una macchina da scrivere Triumph degli anni ’70 per permettere agli ospiti di annotare le proprie impressioni, lasciando così una traccia.
E’ stato proiettato anche il cortometraggio “Janvier”, diretto Patti nel 2014 e dedicato alla sperimentazione musicale.
Durante l’evento nella residenza dell’Ambasciatore, il giovane aartista campano ha così commentato la sua esperienza artistica: “L’arte è condivisione di pensiero e azione, è urgenza di esprimere la propria visione del mondo. Lavoro per individuare delle aree di interesse comune, spazi concettuali destinati all’arte che non abbiano confini geografici”.
Nato a Nocera Inferiore nel 1978, Patti ha sperimentato negli anni diversi linguaggi espressivi, utilizzando media non convenzionali e unendo tecniche composite per dar vita a installazioni multisensoriali.
Nell’ultimo decennio Patti ha realizzato diverse mostre personali, tra cui “Roots” a Teheran nel 2018 a cura di Yasaman Tamizkar e Maryam Bagheri, ed ha partecipato a numerose mostre collettive in Italia e in Europa.
Nel 2020 ha vinto il “Premio Paolo VI per lʼarte contemporanea” del Centro Studi Paolo VI sullʼarte moderna e contemporanea, partecipando a una mostra collettiva.
Il documentario “Pier Paolo Patti. An Artist beyond Borders”, cosi’ come i precedenti cinque episodi della serie “From Tehran to Rome. A Journey through Art”, è disponibile sui canali social dell’Ambasciata d’Italia a Teheran (YouTube, Instagram, Twitter).
Attualmente una sua mostra personale, “Wor(l)dless” è esposta a Roma presso la Galleria InterZone (via Macerata, 46) a cura di Michele Corleone, dove resterà fino alla fine di dicembre.
L’intensità del suo rapporto con la memoria e la contemporaneità del mondo, la sua attitudine “visionaria” e critica allo stesso tempo, Pier Paolo Patti ha avuto in Iran l’occasione di interagire con una alterità che in Occidente risulta ancora “incomprensibile” e per un artista che lavora da sempre sui cortocircuiti sociali del nuovo millennio – utilizzando l’arte come strumento e credendo che essa sia un veicolo fondamentale per l’emancipazione culturale – il tema della pacifica coabitazione è terreno fertile per la sua ricerca artistica.