Morta Pupetta Maresca, storica lady camorra. E’ stata colta da un malore nella tarda serata di ieri nella sua casa di Castellammare di Stabia.
Aveva 85 anni, era malata del tempo: a nulla sono valsi i tentativi di rianimarla dei medici del vicino ospedale San Leonardo.
Vedova del boss Pasquale Simonetti, detto Pascalone ‘e Nola e sorella di Pasquale Maresca e Ciro Maresca, detto Lampetiello, è stata protagonista di uno degli episodi più eclatanti della storia della camorra.
Pupetta era figlia di Alberto Maresca, un contrabbandiere talmente pericoloso da venire espulso dal paese di residenza, e nipote di Vincenzo Maresca, condannato a sette anni per l’omicidio del fratello Gerardo. Il primo incontro con la giustizia fu a scuola, quando aggredì una compagna e fu incriminata per lesioni gravi: non venne condannata perché la vittima ritirò la denuncia.
Di notevole bellezza (vinse un concorso locale di miss), quando Pasquale Simonetti (detto Pascalone ‘e Nola per la sua mole) si innamorò di lei i familiari benedissero il fidanzamento. Il 27 aprile 1955 Pupetta Maresca, già incinta, sposò il giovane delinquente. Testimone di nozze fu Antonio Esposito, detto Totonno ‘e Pomigliano, futuro mandante dell’assassinio del marito.
Il 15 luglio del 1955 Orlando Carlo Gaetano uccise Pasquale Simonetti. Alcuni mesi dopo, il 4 ottobre, Assunta – al sesto mese di gravidanza – uccise il presunto mandante dell’omicidio: Antonio Esposito. Secondo gli inquirenti, i colpi partirono da almeno quattro pistole. Dunque l’omicidio si inquadrava nella guerra di potere della camorra pre-cutoliana per la gestione dei prezzi del mercato ortofrutticolo.
Il 14 ottobre del 1955, la Maresca fu arrestata e condotta nel carcere di Poggioreale. Nel corso della sua detenzione partorì il primo figlio, Pasqualino. Condannata a 13 anni e 4 mesi per omicidio (con l’attenuante della provocazione) più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, fu graziata dopo oltre dieci anni di detenzione.
Nel 1967 ebbe un’esperienza come attrice cinematografica interpretando il ruolo della protagonista nel film Delitto a Posillipo, diretto da Renato Parravicini, vagamente ispirato alla sua vita ed in particolare alla vicenda giudiziaria che l’aveva resa nota e portata in carcere.
Nel film è doppiata da Rita Savagnone, ma canta con la propria voce la canzone ‘O bbene mio, scritta da lei. Chiusa la parentesi cinematografica, si dedicò a due negozi di abbigliamento a Napoli, e nel 1970 si innamorò del camorrista Umberto Ammaturo, dal quale ebbe due gemelli, Roberto e Antonella.
Nel 1974 il figlio Pasquale fu ucciso in un agguato: il corpo non fu mai ritrovato (secondo alcuni, venne rapito, legato ad un sasso e gettato in mare). Pasquale non aveva accettato la relazione della madre con Ammaturo e più volte lo aveva minacciato. Dell’omicidio fu subito sospettato Ammaturo, ma Pupetta non accettò mai del tutto questa ipotesi. Umberto Ammaturo fu comunque incarcerato, ma nell’aprile del 1975 fu assolto per insufficienza di prove; ciononostante il rapporto tra i due s’incrinò.
Quando Ammaturo fu arrestato in Perù, in compagnia di una nuova bellissima e ricca fidanzata, Yohanna Valdez, la Maresca disse: “Per me Umberto non esiste più; resta solo il padre dei miei figli, che gli vogliono bene e lo rispettano come è loro dovere”.
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Pupetta Maresca fu accusata di essere la mandante dell’omicidio di Ciro Galli (uomo di Raffaele Cutolo), ucciso nel 1981 per vendetta trasversale. Il pm chiese l’ergastolo, ma nel 1985 fu assolta per mancanza di prove. Il 13 febbraio 1982, in piena guerra tra NCO e NF, Pupetta Maresca indisse una conferenza stampa, nel corso della quale minacciò apertamente Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata: “Se per Nuova Famiglia si intende tutta quella gente che si difende dallo strapotere di quest’uomo, allora mi ritengo affiliata a questa organizzazione”.
Poco dopo fu arrestata perché accusata di aver ordinato l’omicidio di Aldo Semerari, il criminologo e psichiatra che aveva dichiarato pazzo Cutolo; in seguito fu assolta.Fu assolta anche dalle successive accuse di tentata estorsione ad una banca e di traffico di stupefacenti. Nel 1986 la sezione misure di prevenzione del tribunale di Napoli stabilì che Pupetta Maresca apparteneva alla camorra come affiliata alla Nuova Famiglia.
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Per tale ragione ordinò la confisca dei beni. La permanenza della Maresca nel carcere di Bellizzi Irpino fu al centro di polemiche. La donna gestiva feste cui partecipavano magistrati e alte personalità. Nel 2004 l’appartamento napoletano di Pupetta Maresca diventò un ufficio del Comune di Napoli destinato ai servizi sociali.
Chiusi i negozi di Napoli, si ritirò a Castellammare di Stabia, dove è morta ieri sera.
Nel 2013 alla sua storia verrà dedicata una fiction con Manuela Arcuri. Ma tre anni fa, rispondendo al giornalista Emilio D’Averio che le chiedeva un commento su Gomorra, Pupetta rispondeva così: “È diseducativa per i bambini. Ho visto una puntata, ma di fronte a certe scene anche io ho spento la tv”. E continuava a raccontare: “Io ho fatto un errore nella mia vita: quello di aver ucciso un uomo. Ma se non l’avessi fatto non sarei qui. Lui venne con una pistola, ma anch’io cominciai a girare armata, perché mi minacciava da tempo. Si avvicinò allo sportello della macchina per farmi scendere dall’auto e farmi uccidere dai suoi killer. Cosa avrei dovuto fare? Mi sono difesa, né più né meno. Potevo morire anch’io, ma sparai sei volte con una pistola calibro 7,65 che portavo nella mia borsetta piccola”.
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Articolo pubblicato il giorno 30 Dicembre 2021 - 07:41