La proiezione di un film per sensibilizzare i detenuti sul tema dell’integrazione, una mostra d’arte con i loro lavori realizzati nei penitenziari e un corso di formazione che può aprire nuovi spiragli per lavorare dietro le quinte delle produzioni cinematografiche dopo aver scontato la propria pena in carcere.
È partito dalla casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi “La voce di Abdul”, il progetto organizzato dall’associazione Anthos, che prevede una serie di appuntamenti in diversi penitenziari – anche minorili – della Campania.
Il progetto si articola in vari step, come illustra Patrizia Canova che, con l’associazione Anthos e l’imprenditore Salvatore Suarato, per passione produttore cinematografico, ha ideato l’iniziativa.
“Tutto parte dalla proiezione del film Caina – afferma Patrizia Canova – una sconvolgente favola nera che racconta gli orrori legati all’immigrazione clandestina, soprattutto delle persone che non sopravvivono ai viaggi della speranza a bordo dei barconi dall’Africa all’Italia. Uno degli obiettivi è dare voce ad Abdul, un ragazzo nigeriano che ce l’ha fatta, che vive e lavora in Italia dopo essere sopravvissuto a quella traversata”.
“Abdul è un ragazzo che lavora con me – racconta Salvatore Suarato, che con la Movieland ha prodotto Caina – e il racconto del suo viaggio ha reso ancora più reale la storia del film che spiega il lato oscuro di chi non ce la fa. Invece, Abdul è la voce di chi ce l’ha fatta ad attraversare il Mediterraneo e a trovare una vita migliore.
Siamo contenti che il film Caina, che doniamo gratuitamente a tutti i penitenziari che ce lo chiederanno, possa essere lo spunto per i giovani detenuti affinché possano trovare un’alternativa dopo il carcere. L’obiettivo è quello di poter dare una chance di lavoro a qualche ragazzo per una futura produzione cinematografica”.
Diversi istituti penitenziari hanno già aderito al progetto, che si articola in più punti. Dopo la proiezione di Caina – film prodotto dalla Movieland con la regia di Stefano Amatucci e vincitore di diversi premi ai festival internazionali – parte il vero e proprio coinvolgimento dei detenuti in una serie di attività. Innanzitutto possono iscriversi al concorso “Io ci sto” che avrà come tema le riflessioni scaturenti dal film Caina.
I partecipanti potranno iscriversi in varie sezioni: narrativa, fotografia, cortometraggio, scultura e creazioni artistiche. I lavori realizzati saranno in mostra a luglio negli spazi messi a disposizione dall’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari nella sua sede al palazzo reale di Quisisana, a Castellammare di Stabia, nell’ambito dell’iniziativa “Le ali della libertà”. Le stesse opere potranno essere vendute e i ricavati saranno devoluti ai penitenziari per realizzare ulteriori corsi e iniziative.
Con il nuovo anno, poi, partirà anche un corso di formazione dedicato ai detenuti, che potranno studiare i vari ruoli prettamente tecnici che si nascondono dietro una produzione cinematografica: un corso professionalizzante, che permetterà ai detenuti di poter lavorare nel mondo del cinema, una volta espiata la propria pena. Figure come elettricisti e tecnici che sono molto ricercati e preziosi per il buon funzionamento di una produzione.
La prima tappa del progetto “La voce di Abdul” si è tenuta presso il penitenziario di Sant’Angelo dei Lombardi, dove i detenuti hanno assistito alla proiezione del film Caina. “Un progetto dalle finalità fortemente risocializzanti – commenta Marianna Adanti, direttrice del carcere di Sant’Angelo – che ha l’obiettivo di creare nuove figure professionali per il cinema e che prepara i detenuti al loro effettivo reinserimento sociale, spiegando loro l’importanza e la valenza di alcuni lavoratori senza i quali film, serie tv e produzioni non potrebbero esistere.
Speriamo che i primi professionisti formati attraverso questo corso siano nostri ospiti che, uscendo dal carcere, potranno trovare subito un modo per mettersi alle spalle il proprio passato”.
La seconda tappa del progetto ha toccato, poi, l’istituto penitenziario minorile di Airola, dove il film Caina è stato proiettato ai ragazzi detenuti. I più giovani saranno coinvolti anche in un corso di filmaker e un laboratorio teatrale.
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