La Chiesa festeggia oggi 7 dicembre Sant’Ambrogio
Imprevedibile il destino di Ambrogio, divenuto Vescovo ancor prima di essere battezzato. Nato nel 339 a Treviri, città della Gallia, Ambrogio segue la famiglia a Roma, dove compirà gli studi di retorica ed eloquenza. Divenuto avvocato e quindi pretore, intorno al 370 viene nominato governatore della Liguria e dell’Emilia, e si trasferisce definitivamente a Milano.
Qui, mentre presenzia all’elezione del nuovo vescovo della città, nel tentativo di dirimere le questioni sorte nella comunità cristiana tra ariani e cattolici, pronuncia un discorso di tale efficacia e spiritualità da essere indicato egli stesso come successore del vescovo. Ambrogio dapprima rifiuta, poi, sotto la guida del presbitero Simpliciano, si prepara al battesimo. Diventare cristiano a tutti gli effetti sarà, infatti, la scelta decisiva della sua vita: dona tutti i propri beni alla Chiesa e si impegna a vivere in castità. Colui che disse “dove c’è Pietro, lì c’è la chiesa” morirà il 4 aprile 397, e verrà sepolto nella basilica che porta il suo nome a Milano, città della quale è patrono insieme a Carlo Borromeo.
Di nobile famiglia romana, nacque a Treviri nelle Gallie ove suo padre era prefetto e a pochi mesi di vita uno sciame di api portò alla sua bocca del miele. Ancora giovane, per la sua grande prudenza ed imparzialità, fu mandato governatore a Milano.
Essendo in quel tempo rimasta vacante quella sede episcopale, vi erano grandi discordie tra cattolici ed ariani per l’elezione del nuovo Vescovo. Ciascuno lo voleva secondo la propria fede, e fu necessario l’intervento del governatore Ambrogio per pacificare gli animi. Ma appena Ambrogio comparve in mezzo alla folla, un bambino si diede a gridare: Ambrogio vescovo, Ambrogio vescovo, e subito dopo di lui, cattolici ed ariani unanimemente vollero l’elezione di Ambrogio.
Essendo egli solamente catecumeno, dovette prima ricevere il battesimo, poi il sacerdozio e finalmente malgrado la sua umile riluttanza, la consacrazione episcopale.Eletto dunque vescovo, con cuore di padre governò le anime a lui affidate.
Amorevole con tutti, si mostrava nello stesso tempo severo ed intransigente verso i nemici ostinati della Chiesa.Con la sua straordinaria perspicacia nella scelta dei pastori di anime, diede il colpo di grazia alla setta degli ariani. Questi eretici, riconoscendo Gesù Cristo solo come uomo, negavano recisamente la sua divinità.
Ma se potenti erano gli eretici, più potenti furono i difensori suscitati da Dio per la integrità della fede. Frutti insperati raccoglieva il Santo coi suoi sermoni: va ricordata in modo speciale la conversione di S. Agostino.
Stando una volta l’imperatore Teodosio nel presbiterio della chiesa, posto riservato unicamente ai sacerdoti, coraggiosamente mandò ad avvertirlo, ma con tale carità, che Teodosio ringraziò il santo vescovo di tale avvertimento.
Allorché lo stesso imperatore osò entrare in chiesa dopo la strage di Tessalonica, Ambrogio glielo impedì, e quando l’imperatore per scusarsi addusse l’esempio del re Davide, il santo Vescovo coraggiosamente rispose: Se avete imitato Davide nel peccato, imitatelo anche nella penitenza. Finalmente, dopo molte lotte e sacrifici, andò a ricevere la corona delle sue fatiche in cielo, il 4 aprile dell’anno 397.
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