La chiesa festeggia oggi 15 dicembre santa Cristiana
Cristiana predicò ed introdusse il Cristianesimo in Georgia. Secondo le sue fonti agiografiche più diffuse, era originaria di Colastra in Cappadocia, nonché parente di San Giorgio, e giunse in Georgia (l’antica Iberia) proveniente da Costantinopoli. Altre fonti la indicano come di Gerusalemme, di Roma, o gallica.
Dopo aver compiuto diversi guarigioni miracolose convertì dapprima la regina Nana e successivamente il re pagano Mirian III di Iberia, che, perso in un bosco fitto e immerso dalle tenebre durante una battuta di caccia, trovò la strada della salvezza solo dopo aver invocato il “Dio di Nino”. Mirian dichiarò quindi il Cristianesimo religione ufficiale (c. 327) e Cristiana continuò le proprie attività missionarie tra i georgiani fino alla sua morte.
La sua tomba è ancora presente nel monastero di Bodbe a Kakheti, nella Georgia orientale. Santa Cristiana è diventata una dei santi più venerati della Chiesa apostolica autocefala ortodossa georgiana e uno dei suoi attributi, la croce di tralci di vite, e il simbolo della cristianità georgiana.
Tuttavia i resoconti agiografici cattolici e ortodossi divergono sulle sue origini e sulla sua famiglia. Per quest’ultimi infatti sarebbe stata figlia del generale romano Zabulone ed imparentata, da parte di padre con San Giorgio, mentre da parte di madre con Giovenale I, Patriarca di Gerusalemme.
Una giovane cristiana, condotta schiava in Georgia nel IV secolo, tra il Mar Nero e il Mar Caspio – in un paese ancora selvaggio e idolatra – fu come il “piccolo seme” di cui parla il Vangelo, destinato a divenire una rigogliosa pianta e a mutare, per sempre, il volto di un’intera nazione. La sua storia è infatti narrata diffusamente e con toni leggendari dallo pseudo Mosè di Khoren, che nel secolo VIII amplifica le poche notizie contenute in un pagina che Rufino aggiunge alla “Storia ecclesiastica” di Eusebio di Cesarea.
Del resto, lo stesso nome della santa ha subito nel tempo numerose varianti. Rufino accenna ad una “prigioniera cristiana” e il “Martirologio romano” trasforma l’aggettivo in nome parlando così di una “santa Cristiana ancella”, mentre lo pseudo Mosè la chiama Nounè. Un nome che ritorna in molti calendari orientali e georgiani nelle diverse versioni di Nino e Nina.
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