Sarà esposto al Museo criminologico di Roma il busto in gesso con le sembianze di Emanuele Sibillo, capo della cosiddetta “paranza dei bambini”, gruppo criminale attivo nel centro storico di Napoli, ucciso il 2 luglio 2015.
Il busto era esposto in un’edicola votiva nella corte condominiale del palazzo in vico Santissimi Filippo e Giacomo in cui dimorava Emanuele Sibillo e dove tuttora vivono alcuni suoi familiari ed è stato sequestrato lo scorso 28 aprile dai Carabinieri del Comando provinciale di Napoli, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea, nell’ambito dell’operazione che ha portato all’esecuzione di 21 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti vicini al gruppo criminale.
Il busto in gesso era diventato meta di “pellegrinaggio” per gli affiliati al clan ma anche per giovanissimi estranei alle logiche criminali, affascinati dall’immagine di “Es17” che, per quanto deviante, ha assunto con il tempo carisma e popolarità crescenti.
E proprio in quest’ottica che le istituzioni stanno smuovendo le coscienze della popolazione, promuovendo una campagna votata alla distruzione di questi altarini, simboli che spesso mitizzano e celebrano la parte malata della città.
Questa mattina, negli uffici della Procura di Napoli, il procuratore Giovanni Melillo, insieme al comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli generale Enrico Scandone, ha consegnato il busto di Emanuele Sibillo a Riccardo Turrini Vita, direttore generale della Formazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il busto sarà esposto in una delle sale del Museo Criminologico di Roma insieme a tanti altri strumenti e reperti legati al mondo della criminalità italiana.
“Un percorso – è scritto sul sito del museo criminologico – che offre spunti di riflessione per chi voglia approfondire temi che riguardano ambiti meno noti della nostra storia”. Un modo per “fornire alle nuove generazioni gli strumenti interpretativi di una realtà in gran parte sconosciuta”.
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