L’inchiesta della guardia di Finanza di Milano sui 7 milioni di euro non dichiarati al fisco dal procuratore sportivo internazionale Fali Ramadani rischia di creare altri problemi al calcio italiano.
Il blitz di stamani del Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf, nell’inchiesta milanese sul calciomercato con al centro il ruolo di mediatore nelle compravendite del procuratore Fali Ramadani, e’ servito anche per acquisire gli eventuali “contatti” via mail tra i “dirigenti e responsabili” delle 11 societa’ (tra cui Juve, Inter e Milan, tutte non indagate), l’agente sportivo di origine macedone, le societa’ estere a lui riconducibili e altri agenti.
Lo si legge nell’atto di richiesta di consegna di documentazione notificato ai club e firmato dal pm Giovanni Polizzi nel quale compaino come indagati anche Pietro Chiodi e la sua Pietro Chiodi Soccer Management srl, in rapporti con Ramadani: l’agente di origine ceca Victor Kolar, il procuratore bulgaro Plamen Peychev e la sua Pmrs Management, il croato Tomislav Erceg (anche ex calciatore), anche lui agente con la sua Promotio Victorum, e Alessandro Pellegrini – pure lui procuratore e con la sua Am Procure Sportive – il quale in passato ha anche curato gli interessi dell’allenatore Maurizio Sarri.
Gli investigatori hanno acquisito copia di tutti i documenti sui “rapporti economico-commerciali”, dal 2018 in avanti, tra gli undici club e Ramadani, ma anche con la rete delle sue societa’ e con gli altri agenti a lui collegati. In piu’ sono state acquisite le “caselle di posta elettronica” alla ricerca di messaggi tra dirigenti, responsabili e dipendenti dei club e Ramadani o con societa’ o altri procuratori in rapporti con lui. Accertamenti da effettuare nella messaggistica con una ricerca per “parole chiave”.
Infine, anche l’acquisizione dei documenti relativi ai “contratti stipulati” tra le società di calcio e Ramadani dal 2018 in poi. E pure con gli agenti a lui collegati e le loro societa’. Con un focus, in particolare, sui “pagamenti disposti in favore di Ramadani”, delle sue societa’ e degli altri procuratori.
E su alcuni conti correnti: quello aperto in una filiale milanese di una banca internazionale e intestato alla Primus Sports Consultancy Limited, una della societa’ riconducibili a Ramadani, quello intestato direttamente al procuratore macedone nella stessa filiale e, infine, i conti accesi da lui e dalla Primus Sports in un’altra banca.
Sarebbero circa sette milioni di euro, ma potrebbero essere molti di piu’, i proventi sulle mediazioni non dichiarati al fisco italiano da Fali Ramadani, il procuratore sportivo macedone al centro dell’indagine della procura di Milano su presunte irregolarita’ nel calciomercato. La cifra e’ provvisoria.
A quanto si e’ saputo, al momento gli investigatori, a seguito di una segnalazione da parte dell’Uif di Bankitalia che ha dato il via all’Inchiesta, hanno potuto analizzare parte dei flussi finanziari. Su conti correnti di filiali milanesi intestati a Ramadani o a societa’ a lui riconducibili, con base in Irlanda o altri Paesi, sarebbero arrivati soldi da parte di club come pagamenti delle commissioni all’agente sulle compravendite.
Somme che, poi, sarebbero transitate su societa’ estere e il procuratore macedone non avrebbe dichiarato nulla al Fisco su quei compensi. Ora con l’analisi dei contratti, delle fatture e dei documenti acquisiti nelle sedi delle societa’ di calcio gli inquirenti potranno individuare e approfondire i legami tra le commissioni incassate e non dichiarate e le compravendite gestite da Ramadani, che risulta avere rapporti professionali stretti soprattutto con due club, Fiorentina e Napoli.
Al momento, l’attenzione si starebbe concentrando su operazioni che riguardano Pjanic, Chiesa e Handanovic. Dopo gli approfondimenti documentali le indagini potrebbero allargarsi ad altre operazioni (nel mirino quelle tra il 2018 e il 2021), ad altri agenti collegati con Ramadani e le cifre della presunta evasione sono destinate ad aumentare. Ramadani, tra l’altro, e’ gia’ indagato, con procedimento in corso, in Spagna dove ha fatto da mediatore nelle compravendite di tanti calciatori con l’Atletico Madrid e altri club.
Nel capoluogo lombardo il procuratore macedone non solo, nell’ipotesi d’accusa, avrebbe incassato i soldi occultati al Fisco, ma avrebbe anche avuto la base operativa per la sua attivita’ in Italia. Da qui la competenza dei pm milanesi ad indagare.
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