<strong>Napoli. Un appello per ottenere giustizia arriva da Gaetano Barbuto Ferraiuolo, Giuseppe e Marta Della Corte. Il primo ha perso l’uso delle gambe in una sparatoria seguita a una lite nata per futili motivi a Sant’Antimo lo scorso dicembre e della quale non sono ancora stati trovati i responsabili.
Gli altri due sono i figli di Francesco Della Corte il vigilante barbaramente aggredito e ucciso nel marzo del 2018 da tre ragazzini a colpi di spranga dinanzi alla stazione metro di Piscinola. Spalleggiati dal consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, e dal copresidente di Europa Verde, Fiorella Zabatta, lanciano un messaggio alla magistratura per chiedere giustizia in relazione alle loro vicende personali e familiari.
“Quello che chiedo non e’ qualcosa di fuori al mondo, qualcosa di assurdo. Ma e’ una richiesta semplice e piu’ che legittima. Giustizia per cio’ che mi hanno fatto”, e’ l’appello di Gaetano Barbuto. Non si danno pace i fratelli Della Corte: “Quei tre dovevano scontare 24 anni poi, grazie al rito abbreviato, sono stati condannati in primo grado a 16 anni, poi la condanna e’ stata ridotta a 14 anni in appello.
Ora si va al processo di Cassazione che ci sara’ martedi’ prossimo dove la difesa ha chiesto un ulteriore sconto di pena. Ci sembra assurdo, cosi ammazzano nostro padre una seconda volta. Quei ragazzi non hanno avuto alcuna pieta’, anche quando nostro padre era riverso al suolo, inerme, hanno continuato ad infierire su di lui per paura che potesse riconoscerli e denunciarli. Per noi e’ straziante ogni volta rivivere questo ricordo, che almeno sia fatta giustizia. Gli assassini si potranno rifare una vita mentre per noi l’ergastolo e’ iniziato da quando hanno ucciso nostro padre. Per le nostre sofferenze non ci sono sconti di alcun genere”.
“La vita di una persona vale davvero cosi’ poco per la giustizia italiana – sottolineano – il consigliere Borrelli con il copresidente nazionale di Europa Verde Fiorella Zabatta -. Chiediamo ai magistrati di far attenzione quando concedono queste riduzioni di pena perche’ cosi’ si tutelano sempre i criminali, i delinquenti ed i violenti e mai le vittime e le loro famiglie. I risultati di queste scelte gia’ pesano sulla nostra societa’ dove sempre piu’ si osannano, si omaggiano e si celebrano i criminali mentre le vittime, gli eroi e le persone perbene vengono abbandonate e dimenticate”.
“Nel 2019 Ciro U., – ricorda Borrelli – da poco in carcere per l’omicidio di Della Corte, per festeggiare insieme ai familiari e la fidanzata il suo compleanno ottenne un permesso premio. Alfonso Bonafede, allora ministro della Giustizia, dopo l’indignazione popolare causata dalle pubblicazione sui social della festa chiese all’ispettorato di via Arenula di compiere accertamenti sul caso ma ad oggi nssuna notizia e’ stata data ai familiari sui risultati di quell’azione. Ho chiesto all’attuale Ministro Lamorgese di avere notizie. E’ inaccettabile che siano passati oltre due anni e non ci siano state risposte su questa vicenda” conclude Borrelli che ha scritto nuovamente al Ministro.
Articolo pubblicato il giorno 17 Novembre 2021 - 20:38