19 sindaci dell’agro aversano non sottoscrivono il nuovo protocollo “Terra dei Fuochi” con il viceprefetto Filippo Romano, incaricato per il contrasto del fenomeno dei roghi di rifiuti nella Regione Campania, ritenendo che esso “non ha capacità modificativa di norme di legge” e che “da tempo le istanze dei sindaci della zona, sul punto, sono rimaste inascoltate”.
Una provocazione forte quella dei sindaci Alfonso Golia (Aversa), Nicola Affinito (Carinaro), Renato Natale (Casal di Principe), Francesco Luongo (Casaluce), Marcello De Rosa (Casapesenna), Vincenzo Guida (Cesa), Lucio Santarpia (Frignano), Vincenzo Santagata (Gricignano di Aversa), Nicola Esposito (Lusciano), Vincenzo Gaudino (Orta di Atella), Gino Pellegrino (Parete), Vincenzo Caterino (San Cipriano di Aversa), Anacleto Colombiano (San Marcellino), Ernesto Di Mattia (Sant’Arpino), Salvatore Papa (Succivo), Tommaso Barbato (Teverola), Michele Apicella (Trentola Ducenta), Luigi Della Corte (Villa di Briano), Valerio Di Fraia (Villa Literno) che hanno dato forfait alla sottoscrizione del documento in programma oggi, 11 novembre.
“In diverse sedi istituzionali ed in momenti diversi – rammentano le fasce tricolori aversane – sono state formulate al Ministero dell’Ambiente (oggi della Transizione ecologica) ed al Ministero dell’Interno delle proposte che, se accolte e messe in pratica, rappresenterebbero un punto di svolta all’azione di contrasto al fenomeno dei roghi tossici. Prendiamo atto che dei miglioramenti, seppur timidi, si sono registrati, ma non si è ancora avuto un risultato decisivo”.
I sindaci sottolineano che il nuovo protocollo attribuisce, per certi versi, nuovi compiti e responsabilità agli enti locali che, però sono carenti di personale e di risorse. Inoltre, fanno presente che “il problema dei roghi dei rifiuti, appiccati ad ogni ora del giorno e della notte, è un fenomeno ampio e diffuso, purtroppo, che interessa soprattutto i territori della provincia a nord di Napoli”.
Per questo, incalzano i sindaci, “è arrivato il momento di attuare tutte quelle azioni necessarie a debellare il fenomeno, soprattutto sul fronte repressivo e dei controlli alle aziende che lavorano in nero ed i cui rifiuti sono dunque destinati ad un circuito illegale di smaltimento.
L’esperienza delle azioni congiunte di secondo livello ci dice che il metodo è corretto ma evidentemente non risolutivo”. In questo difficile contesto “andrebbero potenziati i controlli preventivi per ridurre a monte il fenomeno che ormai ha assunto dimensioni preoccupanti. Serve un efficiente sistema di videosorveglianza, che copra l’intero territorio interessato dal fenomeno in argomento, al fine di individuare tempestivamente gli sversamenti illeciti ed il connesso fenomeno dei roghi.
Inoltre, sarebbe auspicabile replicare l’esperienza della convenzione cosiddetta ‘Ecopneus’ anche per altre tipologie di rifiuti, al fine di procedere alla tempestiva caratterizzazione degli stessi e al doveroso conferimento in impianti autorizzati. Tale fase risulta necessaria in quanto, nella maggior parte dei casi, la mancanza di risorse finanziarie a disposizione dei singoli Enti non consente gli interventi di caratterizzazione e di rimozione dei rifiuti il cui deposito prolungato sui territori costituisce di fatto un potenziale innesco per il fenomeno in argomento, con gravi conseguenze sulla qualità dell’aria e quindi gravi e certi rischi per la salute pubblica”.
I sindaci segnalano, tra l’altro, che “pur volendo destinare risorse alle bonifiche dei siti inquinati le procedure sono complesse e lunghe tanto da rendere intempestivi gli interventi da realizzare”. E, concludendo, ribadiscono che “solo grazie ad un’azione congiunta ed attraverso la collaborazione delle istituzioni preposte potremo dare risposte concrete alle nostre comunità debellando definitivamente il fenomeno in questione.
Abbiamo chiesto, ad esempio, risorse nazionali per assumere vigili urbani, al di fuori dei vincoli di bilancio. Abbiamo chiesto che l’esercito sia dotato di poteri di polizia giudiziaria o che si invii sul nostro territorio una task force di uomini delle forze dell’ordine, concentrati esclusivamente su questo fenomeno. Abbiamo chiesto che le assunzioni nuove di personale da farsi, dopo la fuga originata dalla cosiddetta ‘quota 100’, siano slegate dai parametri di bilancio che impediscono il reclutamento”.
Una serie di richieste che, ad oggi, sono rimaste inascoltate. Per queste ragioni i sottoscritti sindaci, al momento, ritengono di non aderire al protocollo così come proposto.
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