Scrivemmo l’ultima volta a proposito dell’ex HUB di Via Plinio a Pompei che la Montagna del grande Studio internazionale di Progettazione spagnolo aveva partorito il topolino del Progetto dell’area ex HUB.
Chi l’ha visto non lo ritiene granché idoneo alla zona di Porta Marina Inferiore, la quale accoglieva in epoca pre-covid dai tre ai quattro milioni all’anno di visitatori. Più quattro che tre, come ci ripeteva ogni volta l’attuale supermegadirettore dei Musei statali Italiani, quando parlava da semplice direttore Generale del parco Archeologico di Pompei.
Attualmente circola – dovremmo dire clandestinamente, vista l’assenza di notizie ufficiali – il file PDF del Progetto dell’ex Hub, che viene ribaltato da PC in PC tra gli addetti ai lavori: tecnici, professionisti, militanti di gruppi e di partiti, nonché, immancabilmente tra i giornalisti …o gli pseudotali, che inondano dei loro fiati scritti, non sempre limpidi e puri, i Social Media di ogni tipo. Noi intanto continuiamo a scrivere “ex HUB” e non HUB perché l’HUB Turistico di Pompei Scavi, annunciato da RFI Italia, distribuito allora su tutti i giornali e i media di ogni rilevanza, non è più un nodo di scambio intermodale, ma si fonda sul ripristino di una Stazione preesistente dalla metà dell’Ottocento.
Tutto qui? Ma mi faccia il piacere!! direbbe il grande Totò.
Noi riportiamo uno stralcio nodale dalla Relazione di Progetto, di cui confessiamo di non aver capito molto. Eccola: “La composizione degli obiettivi strategici con le azioni specifiche di trasformazione permetterà di: 1. Rinnovare il significato di Pompei in quanto paesaggio eccezionale di sperimentazione ed innovazione; 2. Regolare i flussi e la perturbazione antropica in un’area strategicamente rilevante; 3. Riqualificare il paesaggio urbano in quanto espressione di una cultura (mediterranea);4. Restaurare e potenziare la funzionalità ecologica e la biodiversità del paesaggio, fortemente degradato. 5. Controllare e mitigare gli effetti del cambio climatico.”
Per capirci meglio, abbiamo sentito la esigenza di consultare un ingegnere territorialista, decano degli Ingegneri pompeiani e già Capo di Uffici Tecnici di grossi comuni viciniori. E’ il Presidente dell’associazione Accademia Pompeiana Gianni D’Amato, titolato ad esprimersi sul Progetto di HUB. L’Accademia ha già presentato infatti uno studio sul territorio Pompeiano al Comune e all’assessore ai Trasporti della Regione Campania sulla questione del Progetto dei sottopassi EAV e alcune proposte per la rete cinematica che interessa il territorio pompeiano e quello comprensoriale.
La prima domanda è questa: Ing. D’Amato, lei ritiene che il Progetto dell’ex Hub sia la risposta alle attese della Città nuova, oltre che di quella antica?
L’ingegnere risponde così: “Assolutamente NO. Troppa chiacchierologia e poche proposte. Ritengo infatti che Il Progetto spagnolo sia gravemente carente di respiro territoriale e che mostri serie carenze di conoscenza del territorio pompeiano e comprensoriale. Si tenga presente che nella zona di Porta Marina il flusso turistico di tre o quattro milioni di presenze per anno si concentra soprattutto nella bella stagione da marzo a Ottobre. Enorme.
La unica infrastruttura che sopravvive per questa massa turistica sarebbe lo stretto ponte dello scavalcaferrovia e la passerella che, sia pure ben nascosta nella grafica del Progetto, viene ora riproposta senza alcuna valutazione dell’impatto ambientale e paesaggistico. Di sicuro essa però eliminerà ogni contatto e relazione dei flussi turistici con la realtà commerciale e di accoglienza turistica locale.”
Ingegnere, un’altra domanda: quali altre criticità si sente di segnalare?
“Sottolineo la ambiguità con cui il Progetto propone la utilizzazione del tracciato storico esistente della vecchia via Regia delle Calabrie, poi SS 18 e oggi Via Plinio. Da un grafico in particolare emerge che la carreggiata di Via Plinio sarà rifatta ex novo, pur avendo esso un basolato in pietra vesuviana di primaria qualità. La sua carreggiata viene ridotta a soli sette metri e mezzo, a stento percorribile su due corsie in caso di emergenza o di eventi fusti o infausti. Tra l’altro la sua carrabilità appare insufficiente per lo scarso spessore dello strato carrabile, su cui viene rappresentata soltanto una bicicletta, senza alcuna separazione tra spazio pedonale e spazio carrabile, sia pure emergenziale o saltuario. Non sono previsti infatti dissuasori mobili di separazione o arresto dei traffici.”
Una ultima domanda: Come è stato risolto, secondo il suo parere, il rapporto con il fronte meridionale degli Scavi, nella ex pineta demaniale?:
“Mi dispiace dovere affermare che non c’è alcuna traccia di attenzione particolare dedicata al fronte degli Scavi e devo registrare la completa distruzione della sistemazione voluta da Amedeo Maiuri, che invece avrebbe potuto trovare soluzioni di accoglienza, anche parziale nel nuovo progetto. Invece ho soltanto registrato la presenta di un’orrenda rete metallica di separazione. E alla fine, comunque, metto il dito nella piaga, rilevando che la presenza dell’archeomostro degli Uffici della Soprintendenza a Porta di Stabia è stata totalmente ignorata”.
FEDERICO L.I. FEDERICO
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