Il 3 Novembre 2020, dopo aver combattuto con coraggio e dignità la sua battaglia contro il Covid, ci lasciava, all’età di 70 anni, il noto imprenditore napoletano Bruno Turrà.
Le restrizioni imposte dalla pandemia, impedivano a quanti lo hanno conosciuto e stimato, di porgergli l’estremo saluto ed oggi, a distanza di un anno, la moglie Gaia Morace e i figli Andrea e Benedetta, (attraverso) unitamente alla testata giornalistica cronachedellacampania.it desiderano rendergli omaggio ripercorrendo le tappe della sua carriera umana e professionale.
Chi conosceva Bruno Turrà sa che restringere il campo dei suoi interessi in confini rigidi, rischia di tracciarne un ritratto parziale e incompleto;
Avvocato, dirigente bancario e sindacalista ma anche poeta premiato per le sue poesie con il prestigioso premio Sciacca e insignito della laurea in Lettere Honoris Causa per meriti letterari, dall’Accademia di Pontzen.
Impegnato nel sociale e nella politica, titolare del più grande parco divertimenti del sud Italia, filantropo, armatore e grande sportivo, imprenditore edile con al suo attivo la realizzazione di oltre 2000 alloggi nella sola provincia di Napoli.
Presidente del settore turismo dell’Api, impegnato nella riqualifica e nello sviluppo del territorio locale, successivamente Presidente regionale del Confidi Api Campania che, con la sua attività, garantiva accesso al credito, alle piccole e medie imprese.
Ultima sua passione, la promozione e la salvaguardia dei beni ambientali, archeologici e culturali della zona flegrea, che promuoveva attraverso la gestione di una azienda agricola, impegnata in progetti ecosostenibili e biologici con l’obiettivo di sensibilizzare alle tematiche, tanto attuali, della sostenibilità.
Tutto svolto con la passione e l’entusiasmo di un ragazzino;
Sempre pronto a raccogliere le sfide, anche quelle impegnative.
Amava profondamente la sua città e, a differenza di molti imprenditori, aveva scelto di investire il suo tempo e le sue risorse per migliorare il territorio magnifico ma difficile della Campania, terra dal grande potenziale, troppo spesso mortificata.
Amava molto i giovani e, da padre di cinque figli, sentiva il preciso dovere di creare posti di lavoro, di generare nuove opportunità e di impedire la fuga di talenti verso altre nazioni, di formare una classe dirigente, colta e preparata in grado di realizzare quelle politiche di sviluppo indispensabili al rilancio del nostro territorio.
Il suo sguardo visionario, la sua natura audace e lungimirante e la sua naturale fiducia verso il prossimo, lo rendevano ancora desideroso di intraprendere nuove sfide, incapace di sentirsi appagato, nonostante i numerosi traguardi raggiunti e non senza qualche fisiologica delusione, affrontata sempre con grande dignità e senza che intaccasse mai la voglia di guardare positivamente al futuro.
Padre presente e amorevole ha lasciato ai figli, attraverso il suo esempio, il grande insegnamento che la correttezza e l’onestà premiano sempre, e che la perseveranza e l’impegno portano sempre a grandi risultati.
La sua famiglia infatti era il suo punto di forza, spinta e sostegno di ogni suo progetto, oggi custode dei suoi valori e testimonianza dei suoi principi di uomo d’altri tempi.
Bruno Turrà lascia un segno profondo e tangibile nella società civile per il suo indiscusso valore professionale, per il suo contributo concreto alla progettazione di una economia solida e stabile e ancor di più un incolmabile vuoto tra i tanti che lo hanno conosciuto e apprezzato per le sue doti morali e per i suoi valori e i suoi principi.
Bruno Turrà va ricordato per aver dedicato tutta la sua vita al rilancio del suo territorio al quale poteva ancora dare tanto.
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