Oggi la chiesa cattolica festeggia San Giuseppe Moscati.
Un Santo in camice bianco, un Santo del nostro tempo, che ha saputo vivere il vangelo nel mondo universitario e tradurlo nella pratica quotidiana della professione medica.
Questo è il ritratto più immediato del professor Giuseppe Moscati che, il 16 luglio 1926 – a pochi mesi dalla morte – sintetizza ai suoi studenti il proprio programma di vita e di lavoro: “Abbiate, nella missione assegnatavi dalla Provvidenza, vivissimo il senso del dovere; pensate cioè che i vostri infermi hanno soprattutto un’anima, a cui dovete sapervi avvicinare e che dovete avvicinare a Dio; pensate che vi incombe l’obbligo di porre amore allo studio, perché solo così potrete adempiere il grande mandato di soccorrere gli infelici…”.
Giuseppe Moscati nasce a Benevento il 25 luglio del 1880, ma opererà sempre a Napoli, sua patria di adozione dove morì il 12 aprile 1927.
Era martedì della Settimana santa, dopo aver assistito alla Messa e ricevuta la Comunione nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli e dopo aver svolto come di consueto il suo lavoro in ospedale e nel suo studio privato, verso le 15 si sentì male e spirò sulla sua poltrona a causa di un infarto, all’età di 46 anni e 8 mesi. La notizia della sua morte si diffuse rapidamente e alle esequie vi fu una notevole partecipazione popolare.
Il 16 novembre 1930 i suoi resti furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un’urna bronzea, opera dello scultore Amedeo Garufi, motivo per il quale è a questa data che fu posta la sua memoria liturgica.
Il pontefice Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975. Il 16 novembre 1977, due anni esatti dopo la beatificazione, i resti vennero posti sotto l’altare della cappella della Visitazione, a seguito della ricognizione canonica. Fu proclamato santo il 25 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II.
La sua festa liturgica si celebrava il 16 novembre; il Martirologio Romano del 2001 lo riportò invece al dies natalis del 12 aprile (anche se è tutt’ora ricordato il 16 novembre):
“A Napoli, san Giuseppe Moscati, che, medico, mai venne meno al suo servizio di quotidiana e infaticabile opera di assistenza ai malati, per la quale non chiedeva alcun compenso ai più poveri, e nel prendersi cura dei corpi accudiva al tempo stesso con grande amore anche le anime.”
Nel 1977, due anni dopo la beatificazione, fu eseguita la ricognizione canonica del corpo: le ossa furono ricomposte e il corpo di Moscati fu collocato in un’urna bronzea, opera dello scultore Amedeo Garufi, posta sotto l’altare della Cappella della Visitazione della Chiesa del Gesù Nuovo, dove ancora si conserva.
In un reliquiario argenteo si conserva un dito del piede destro di San Giuseppe Moscati; si espone durante i solenni festeggiamenti del santo e si porta in “peregrinatio” nelle chiese che ne fanno esplicita richiesta. Altre reliquie del santo si conservano nella Parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo di Aversa, Chiesa di San Bernardino a San Marco in Lamis, Basilica di San Francesco d’Assisi di Piacenza, nella Chiesa parrocchiale di Santa Lucia di Serino, borgo irpino e paese di origine della famiglia del Medico santo in cui è possibile visitare la casa della sua infanzia, presso il monastero di Santa Maria della Sanità sempre a Santa Lucia di Serino, nella Parrocchia di Caivano, nella Cappella Ospedaliera del Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena (ex arca sepulcralis S. Josephi Moscati) e nella cappella del policlinico di Catanzaro (frammento del camice).
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