Seguivano i portalettere rubando loro la corrispondenza assicurata raccomandata contenenti carte di credito, bancomat e revolving.
Poi una volta in possesso si fingevano per funzionari di Polizia per ottenere informazioni presso gli Uffici Anagrafe e banche per attivare carte di pagamento sottratte ai portalettere. A capo della banda che era residente in Emilia-Romagna, ma operante su tutto il territorio nazionale vi erano due napoletani di 45 e 42 anni da anni abitanti a Cattolica che si avvalevano della moglie di uno dei due (perché a volte serviva la voce femminile) e del figlio.
I primi due sono stati per furto aggravato, frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico e indebito utilizzo di carte di pagamento elettronico. Moglie e figlio invece hanno ricevuto la misura dell’obbligo di dimora nel comune di residenza e presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria. Le misure sono state eseguite da personale della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna, in collaborazione con le articolazioni territoriali di Rimini e Modena.
Come fa sapere la polizia, i furti, che si ripetevano con continuità da luglio 2020, hanno colpito numerosi portalettere che venivano seguiti durante il recapito e ai quali veniva forzato il bauletto del mezzo, dove era custodita la corrispondenza. Nella maggior parte dei casi, le carte di credito rubate risultavano già attive, si pensi a quelle rinnovate per scadenza o a quelle carte che non necessitano di attivazione, e quindi immediatamente utilizzabili.
In alcuni casi gli indagati, sfruttando sofisticate tecniche di social engineering, si procuravano i dati sensibili necessari (utenze cellulari, indirizzi, informazioni personali), chiamando gli uffici di stato civile, la Polizia Municipale, le banche, i gestori di servizi di energia e addirittura in alcuni casi spacciandosi anche per personale delle Forze di Polizia impegnati in servizi di emergenza connessi alla pandemia.
E’ quanto emerso dall’operazione, denominata “The Jackals”, in cui la polizia ha sgominato un gruppo criminale dedito alla frode informatica e all’utilizzo illecito di carte di credito rubate dal circuito postale. Sono numerose, fa sapere la polizia, le telefonate ad uffici pubblici, emerse dalle intercettazioni, per indurre pubblici ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni, ad accedere illecitamente nelle banche dati anagrafiche, per ottenere dati personali dei titolari delle carte sottratte, fingendosi ufficiali di Polizia.
Una volta ottenute le informazioni necessarie alle attivazioni delle carte rubate, le utilizzavano indebitamente, generalmente per acquisti di beni di lusso o presso esercenti compiacenti. La complessa attività di indagine, diretta dal sostituto procuratore Flavio Lazzarini
della Procura della Repubblica preso il Tribunale di Bologna, che ha visto gli inquirenti ricorrere anche a complesse ”attività tecniche”, ha permesso di identificare i componenti del gruppo criminale e di definirne anche i rispettivi ruoli.“Il danno finanziario non si limita a quello subito dalle società che emettono le carte di credito e da Poste Italiane S.p.a, che ha contribuito fattivamente alla riuscita dell’indagine, ma colpisce anche tutti i mittenti e destinatari delle missive rubate – ha spiegato la polizia – Infatti, se non è possibile quantificare il danno finanziario complessivo, che si aggira comunque in diverse centinaia di migliaia di euro, è evidente che la quantità di raccomandate e assicurate sottratte nel periodo dell’indagine sia nell’ordine di centinaia di pezzi”.
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“Tale corrispondenza, contenente abitualmente le comunicazioni di maggiore importanza tra cui atti giudiziari e notificazioni della pubblica amministrazione, è andata interamente distrutta, costituendo un grandissimo danno indiretto”, ha concluso la polizia.
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