“Siamo stati al padiglione Milano – primo piano – per farci raccontare come sono andate le cose durante l’ora d’aria dell’altro giorno. Due detenuti stranieri di 34 anni e di 23 anni, tossicodipendenti e con problemi psichici, durante il passeggio hanno scatenato una rissa con coltelli rudimentali, causando ferite a tre detenuti.
I detenuti incontrati al Milano, presenti in celle da otto e nove persone e ambienti socio-sanitari raccapriccianti, ci hanno raccontato che non si e’ trattato di una rissa tra bande criminali, quanto piuttosto di un episodio dovuto alla mancanza di ambienti di socialita’, all’insofferenza per i ritardi nelle decisioni della magistratura, ai problemi connessi al Covid.
Il sovraffollamento mette a serio rischio ogni ipotesi di attivita’ trattamentale finalizzata al recupero dei detenuti. Abbiamo visto anche uno dei due detenuti in questione che veniva medicato in infermeria perche’ si era procurato dei tagli con forme di autolesionismo nella giornata di ieri “.
Cosi’ il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello e quello di Napoli Pietro Ioia all”uscita del carcere di Poggioreale. I due Garanti sono stati, poi, al reparto Firenze, sia per incontrare delle volontarie che hanno promosso un corso settimanale di giovedi’, dal titolo “Libera-mente”, sia per incontrare una delegazione di detenuti.
Anche al Firenze, che e’ un reparto di detenuti che per la prima volta entrano in carcere, ci sono celle da nove e dieci. Ciambriello e Ioia cosi’ concludono:” A Poggioreale mancano agenti di Polizia penitenziaria, educatori, psicologi, psichiatri, mediatori culturali e linguistici. I detenuti immigrati che entrano per la prima volta in Istituto, vengono mandati in padiglioni con reclusi recidivi.
Dall’inizio dell’anno ci sono stati 185 atti di autolesionismo, 15 tentativi di suicidio sventati prontamente dagli agenti di Polizia penitenziaria, un suicidio e 132 colluttazioni. I sindacati di polizia dicono che Poggioreale e’ una pentola a pressione, noi aggiungiamo che e’ una polveriera con miccia corta. Il Governo e il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria devono intervenire, cosi’ come la Politica che vive – ad oggi – un distanziamento carcerario.”
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