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Arzano, l’agguato al Roxy bar dopo la scarcerazione del boss

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Arzano. L’obiettivo principale dell’agguato al Roxy bar era Salvatore Petrillo, 29 anni, nipote del boss Pasquale Cristiano, l’uomo che ai domiciliari aveva sfilato in Ferrari per le strade di Arzano per la comunione del figlio.

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I killer arrivati in moto sapevano che nel locale era presente Petrillo. Il 29enne doveva morire e i sicari hanno sparato nel mucchio. I carabinieri della compagnia di Casoria, che indagano sul caso, hanno recuperato una ventina di bossoli tutti di grosso calibro.  Cinque i feriti. Due gravi.

Una delle persone colpite non c’entra con la camorra e era nel bar a bere una birra a fine giornata; Mario Abate, 61 anni, idraulico incensurato e’ stato colpito da una pallottola. Oltre a lui sono rimasti feriti Roberto Lastra, 36 anni, pure lui idraulico e socio di Abate e pure lui incensurato e Vincenzo Merolla, 18 anni, Luigi Casale, 39 anni, questi ultimi due legati al clan 167. L’agguato potrebbe essere legato a frizioni interne al clan e alla lotta per la leadership dopo l’arresto di Cristiano.

E gli investigatori guardano con attenzione alla scarcerazione  di Giosue’ Belgiorno, figlio del capo clan Raffaele Amato. Era lui che prima controllava la zona a ridosso dei comuni di Napoli e Casoria.

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E che tra Belgiorno e Cristiano vi fossero vecchi rancori non è un mistero. Anzi la storia criminale di Arzano e del clan della 167 racconta di di clamorosi omicidi nel 2014 con una scissione interna tra gli scissionisti degli Amato Pagano con questi ultimi che avrebbero voluto consegnare la gestione degli affari illeciti a Belgiorno. Ma gli Amato decisero che ad Arzano invece comandasse Renato Napoleone e, dopo il suo arresto poi Cristiano.

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E ora con la detenzione di Cristiano e la scarcerazione di Belgiorno gli scenari sembrano essere cambiati e la sparatoria del Roxy bar è il segnale più evidente.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

 


Articolo pubblicato il giorno 25 Novembre 2021 - 07:47


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