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Truffe settore immobiliare: vendono casa non loro e incassano 250mila euro

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Scoperta dalla Gdf una truffa nel settore delle compravendite immobiliari a Roma.

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Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di 5 persone, indagate per le ipotesi di reato di falso ideologico, falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla propria identità, possesso di documenti di identificazione falsi, riciclaggio e autoriciclaggio.

Le indagini sono partite da alcune denunce presentate da diverse persone in merito allo stesso appartamento nella Capitale. Le investigazioni, eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma e dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della GdF presso la Procura, hanno consentito di ricostruire una sofisticata truffa realizzata, nell’arco di diversi mesi, ai danni di una giovane famiglia che si apprestava ad acquistare la ”prima casa”.

Lo schema della truffa era ben studiato: Mario Mattei, 58 anni, faceva pubblicare un annuncio di vendita su un noto sito web e, quale sedicente agente immobiliare, curava i rapporti con gli aspiranti acquirenti. Con l’ausilio di Nagla Alagrebi, 45 anni, che, anche grazie a un documento contraffatto, si spacciava quale proprietaria dell’appartamento, è poi riuscito a stipulare un ”regolare” atto di compravendita dinanzi a un notaio, all’oscuro della frode, e a ottenere il prezzo pattuito di circa 250.000 euro.

La somma è poi stata fatta tempestivamente sparire dal conto corrente appositamente aperto sfruttando la falsa identità di Alagrebi, tramite prelevamenti in contanti e due bonifici effettuati a favore di altrettante società in assenza di valide motivazioni economiche. Gli approfondimenti hanno permesso di disvelare l’attività di ”monetizzazione” di proventi derivanti da attività criminose svolta dal trio composto da Massimo Mannarà, 60 anni, Francesco Carpentieri, 54 anni, e Mario Bazzurri, 56 anni.

Tramite prelevamenti di denaro contante, infatti, i soldi tornavano in breve tempo, al netto del corrispettivo per l’illecita prestazione resa, a chi aveva disposto i bonifici.


Articolo pubblicato il giorno 19 Ottobre 2021 - 09:47



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