Angri. Senza latte fino alla morte, lenta. In soli 34 giorni di vita: Maddalena morì così.
Deperita e malnutrita smise di vivere il 3 dicembre scorso all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore: ora, circa un anno dopo, i genitori Anna Maresca, 43 anni, Raffaele Giordano, 42, vanno verso il processo. L’accusa formalizzata è omicidio colposo. La storia di Maddalena Gargiulo, la neonata morta di stenti, malnutrita e disidratata fino a perdere oltre un chilo in 34 giorni dalla nascita, il 30 ottobre 2020, alla morte, il 3 dicembre 2020, diventa un processo nel quale ai genitori spetterà il pesante fardello di averla condotta alla lenta agonia e al decesso.
‘Per negligenza, imprudenza e imperizia, omettendo di assicurarsi che la neonata si nutrisse e si idratasse, nonchè omettendo di rivolgersi, a fronte dell’evidente e progressivo deperimento fisico, a personale sanitario”: questo scrive il sostituto procuratore della Procura di Nocera Inferiore, Viviana Sessa, nell’avviso di conclusione delle indagini in cui viene formulata l’accusa di omicidio colposo nei confronti dei coniugi di Angri, difesi dalle avvocatesse Maria Del Sorbo e Maria Luisa De Felice.
Nel fascicolo giudiziario arrivato sulla scrivania del sostituto procuratore appena 24 ore prima della morte di Maddalena, quando ancora lottava tra la vita e la morte – nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore – c’è la storia di una neonata lasciata morire progressivamente senza essere nutrita. Deperita fino a pesare quasi un chilo in meno rispetto alla nascita.
Così fu trovata Maddalena quando arrivò troppo tardi all’Umberto I. I medici riuscirono a rianimarla e a intubarla, ma morì cinque giorni dopo il 3 dicembre. Una morte di stenti e una storia tragica di povertà ma anche di incuria.
La madre raccontò che la piccola faceva un pasto al giorno. Alle difficoltà ad alimentarsi si aggiunse la condizione economica, ma anche la più ampia povertà sociale e umana di genitori incapaci di prendersi cura di lei tra la paura di uscire da casa in piena pandemia Covid e quella di chiedere aiuto e affidare la neonata alle cure minime di un pediatra.
L’aspetto sociale, le condizioni umane, nelle quali Maddalena visse solo 34 giorni furono scandagliate dai carabinieri della Compagnia di Nocera Inferiore. Ora fanno parte di questa storia, complicata da capire sul piano umano, e difficile da gestire anche su quello strettamente giudiziario in cui bisognerà attenersi agli elementi di indagine emersi in questi mesi: la perizia autoptica, le cartelle cliniche, le cure tentate e disperate per strappare Maddalena alla morte.
E per capire le responsabilità di Anna Maresca e Raffaele Giordano bisognerà ricostruire i giorni di vita di Maddalena e dei suoi genitori, 34 giorni, lunghissimi, in cui la neonata è passata dalla vita presa a boccate nell’ospedale di Castellammare di Stabia, il 30 ottobre, e quella tolta giorno per giorno per mancanza di latte e acqua. E ricostruire la decisione del padre di portarla, troppo tardi forse, in ospedale. Una famiglia fantasma le cui condizioni erano sconosciute ai servizi sociali di Angri fino al giorno della segnalazione inviata dall’ospedale e contemporaneamente arrivata al tribunale per i minori di Salerno e di Nocera Inferiore il giorno prima del decesso.
In questa vicenda di accertamento delle responsabilità penali bisognerà fare i conti anche con il passato difficile di entrambi i genitori, con storie di abbandono, psicologicamente complicate da gestire alle spalle, che si sono riversate in un fascicolo giudiziario nel quale non ci sarà nessuno che chiederà giustizia per un passato e un presente doloroso e per la morte di Maddalena, perchè nell’atroce gioco della giustizia, in questo caso, la veste di imputati dei genitori li esclude dall’essere parte civile. Ci sarà solo l’accertamento della verità a dare una risposta sul piano giudiziario alla morte di una neonata indifesa.
L’avviso di conclusione delle indagini è solo il primo passo giudiziario. Ora è il momento per la difesa dei coniugi Gargiulo – rappresentata dalle avvocatesse De Sorbo e De Felice – di esaminare gli atti di indagine raccolti in questi mesi e dare seguito a quello che si chiama ‘diritto di difesa’ per gli imputati accusati di omicidio colposo.
La giustizia farà il suo corso e stabilirà le responsabilità di due genitori per la morte di una figlia e già questa è una condanna umana prima ancora che giudiziaria.
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