Napoli, C’è anche il duplice omicidio di Biagio Palumbo e Antonio Mele, fedelissimi della famiglia Lo Russo uccisi a Miano il 7 febbario del 2018 nell’inchiesta sulle tangenti agli ospedali napoletani e che ieri ha portato all’emissione di 48 misure cautelari nei confronti di esponenti dei clan del Vomero e di Secondigliano.
I due furono uccisi proprio a causa delle pretese vantate sulle estorsioni derivanti dal “Policlinico”, incassate all’epoca dal clan Licciardi della Masseria Cardone. Nelle 410 pagine dell’ordinanza cautelare firmate dal gip Claudio Marcopido, vi è una conversazione intercettata nell’auto di Giovanni Caruson (uno degli arrestati) in cui lo stesso dice: “sono morti perché hanno reclamato i soldi degli ospedali per conto dei Mianesi e quelli della Masseria non glieli vogliono dare”.
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Le emergenze investigative della Dda di Napoli hanno fatto venire alla luce la sovranità dei Licciardi su quelle che erano le terre dei “Capitoni” e soprattutto la “rilevanza” delle estorsioni ospedaliere per l”intero sovra-governo”.
Le indagini, dunque, sono state rivolte ad approfondire principalmente le attuali dinamiche criminali riguardanti proprio il business delle grandi estorsioni di sistema. In particolare le spettanze estorsive (nell’ambito di una più ampia logica spartitoria) al Nuovo Policlinico insistente sulla zona collinare cittadina – in capo al clan camorristico Lo Russo, rappresentato, in quel periodo, per la gestione delle casse del clan e per la spartizione delle cosiddette mesate, da Giulio De Angioletti.
L’arresto prima di Antonio Lo Russo (di Salvatore), nell’aprile 2014, poi dello stesso De Angioletti, nel giugno 2016, la collaborazione di Mario Lo Russo, l’arresto di Carlo Lo Russo e di Gennaro Ruggiero, considerato temporalmente l’ultimo cassiere del clan Lo Russo, facevano registrare un vuoto nella gestione ed incasso dei proventi derivanti dagli appalti spettanti allo stesso clan.
In questo contesto si inserisce il potere ed il ruolo di Andrea Basile nell’ambito di quelli che risultano essere i rapporti e le alleanze criminali tra diversi clan appartenenti al cosiddetto “sistema”. E a questo proposito che, relativamente all’egemonia camorristica tradizionalmente esercitata dai Lo Russo sul Nuovo Policlinico, viene registrato dagli investigatori, nel mese di giugno 2017, un summit nel quale venivano stabiliti nuovi accordi riguardo alla spartizione
dei proventi estorsivi, in ossequio alla sovra esistente “Alleanza”, dopo la decapitazione del clan Lo Russo.
Nei giorni a cavallo tra il 21 e 22 giugno 2017, Andrea Basile si incontrava con due persone, rappresentanti rispettivamente della Masseria Cardone e dei successori dei Lo Russo (Giovanni Napoli e Gaetano Cifrone) per ridisegnare i limiti dell’ingerenza criminale della malavita di Miano, storica roccaforte dei Lo Russo, sul Nuovo Policlinico, legittimando i Licciardi alla riscossione delle spettanze estorsive incassate dai Lo Russo prima del declino. Le attività investigative, quindi, da quella data in poi hanno offerto un nuovo panorama geo-politico camorristico, consentendo di registrare la “invasione” del clan Licciardi nelle zone cittadine “ex Lo Russo” e l’attribuzione a questi ultimi delle estorsioni prima spettanti al clan dei “Capitoni”.
Infatti, dopo quel summit Giovanni Caruson mensilmente consegnerà al Clan Licciardi, nella persona di Giovanni Napoli, i proventi delle estorsioni derivanti dal Nuovo Policlinico (prima incassati dal clan Lo Russo), mentre Andrea Basile personalmente consegnerà al medesimo clan altre spettanze, per un totale annuo complessivo di euro 76 mila circa.
Ed ecco spiegato il duplice omicidio di Biagio Palumbo e Antonio Mele, fedelissimi della famiglia Lo Russo. Nell’intercettazione ambientale datata 8 febbraio del 2018 nella Lancia Y in uso a Giovanni Caruson gli investigatori ascoltano lo stesso parlano con un interlocutore coperto da omissis
Giovanni: “…il problema che invece tu devi vedere è un altro , perché Andrea si va a sedere ancora ai tavoli dove ci sta la gente che reclama i soldi degli ospedali. Andrea…. i due che sono morti, sono morti perché hanno reclamato i soldi degli ospedali per conto dei Mianesi e quelli della Masseria non glieli vogliono dare. Cioè questi qua stanno ancora a litigare per i soldi creati dai nostri compagni che
stanno in carcere che noi non dovremmo proprio toccare quel denaro che dovremmo passare a loro per fare la carcerazione in grazia di dio , si stanno ancora litigando per le spartenze di Pasqua e Natale, che loro non hanno, sono soldi vecchi creati da Giovanni Alfano da Tonino Caiazzo da Gennaro la Scimmia che noi abbiamo ereditato come ‘Sistema’ però non dovremmo avere proprio il
coraggio di toccarli. Allora se tu Andrea ti vai a sedere ancora ai tavoli dove vengono affogate le persone per i 5000 euro del Cardarelli per i 10000 euro del Monaldi e caro Andrea tu stai lontano da tutto… tu stai lontano, dovresti essere come me, cercare fonti di guadagno nuove cose nuove dove le guardie non si avvicinano.., invece non ha le capacità non ha le amicizie…”.
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Caruson, nella medesima conversazione, precisa ancora, conclamandone in tal modo la “sacralità”, che le spettanze estorsive provenienti dai poli ospedalieri cittadini sono state “ereditate” dal clan vomerese quale partecipe del “sistema” alludendo, ovviamente, alla citata struttura sovra-ordinata di cui
fanno parte, accanto alle altre grandi famiglie camorristiche: Alfano, Cimmino, Caiazzo, Licciardi, Lo Russo, Contini, Mallardo.
La decisione di Luigi Cimmino di affidare la leadership del clan ad Andrea Basile trova la sua ragione in una scelta puramente “imprenditoriale” rinvenibile proprio nella maturata competenza di Basile nel settore estorsivo ed in particolare relativamente alle “grandi estorsioni di sistema” costituenti le entrate
economico-finanziarie principali del clan, e quindi nella capacità di Basile di garantirne la solidità e la rivalutazione nel tempo.
(nella foto da sinistra Giovanni Caruson e le due vittime Biagio Palumbo e Antonio Mele
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