Napoli. Resta in carcere il gruppo di vertici dei De Martino, i famigerati Xx del rione Fiat di Ponticelli in stato di fermo da ieri dopo un’inchiesta lampo della Dda di Napoli.
Il gip di Napoli ha convalidato i primi sei degli 11 provvedimenti di fermo emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti di esponenti della famiglia De Martino accusate di concorso in tentate estorsioni aggravate dalle finalita’ mafiose.
Il giudice ha convalidato il fermo, e disposto il carcere, per Salvatore De Martino, 24 anni; Maria Pignatiello, 26 anni (moglie di De Martino); Francesco Pignatiello, 46 anni; Patrizia Di Natale, 41 anni; Pasquale Pignatiello, 23 anni e Fortuna Montagna, 47 anni. I provvedimenti sono stati notificati ieri agli indagati, dai carabinieri del reparto operativo di Napoli.
Si tratta di persone a cui vengono contestate, a vario titolo, richieste estorsive a un parcheggiatore abusivo che esercitava illegalmente nei pressi dell’Ospedale del Mare, e a una donna che gestiva una piazza di spaccio picchiata per costringerla a passare parte dei suoi guadagni a un clan rivale.
A spiegare il capillare controllo della camorra nella zona orientale di Napoli sono i “pentiti”, tra cui figura un ex affiliato al clan De Micco, legato alla famiglia De Martino, che dopo essere scampato a un agguato il 2 novembre 2020 si e’ presentato ai carabinieri di Cercola, il 4 dicembre 2020, per avviare la sua collaborazione con la Giustizia: “…fino a quando i De Martino hanno fatto parte del cartello camorristico – spiega il collaboratore – i soldi delle estorsioni finivano tutti nella cassa comune da cui si prelevavano i soldi per l’acquisto di stupefacenti, armi e per gli stipendi agli affiliati, il pagamento degli avvocati e il mantenimento dei detenuti…”.
Nello stesso interrogatorio, risalente allo scorso marzo, il pentito spiega anche che ciascun gruppo si occupava “di estorsioni ad imprenditori, nonche’ a soggetti che sul territorio svolgevano attivita’ illecita come, ai contrabbandieri di sigarette, ai mercatini rionali di merce contraffatta e perfino ai soggetti che facevano truffe assicurative e cambi assegni…”.
Oltre al parcheggiatore abusivo che “lavorava” nei pressi dell’Ospedale del Mare, anche una donna che gestiva una piazza di spaccio, picchiata per costringerla a passare parte dei suoi guadagni a un clan rivale.
Ieri durante le operazioni i carabinieri si sono avvalsi dei vigili del fuoco per abbattere la cancellata di ingresso alla scuola in cui abusivamente abitava De Martino. Particolarmente complicato per i carabinieri e’ stata la notifica del provvedimento. L’area, inoltre, era tenuta sotto controllo da un sistema di telecamere.
Dal 26 settembre 2020 allo scorso 6 ottobre, giorno in cui e’ stato ucciso Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, a sua volta fratello dell’ergastolano Antonio, detto “Tonino o’ sicco”, nel quartiere Ponticelli di Napoli si sono susseguiti una decina di agguati, tre dei quali mortali (quelli in cui sono stati uccisi Giulio Fiorentino, Salvatore De Martino e Carmine D’Onofrio) e cinque esplosioni di ordigni (una delle quali nei pressi dall’abitazione di Marco De Micco).
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L’urgenza della misure cautelari emesse dalla DDA (pm Simona Rossi e Antonella Fratello) ed eseguite ieri dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, si fondano sul pericolo di fuga ma mirano ad attenuare la pericolosita’ sociale insita nella competizione armata dei gruppi malavitosi locali determinati ad accaparrarsi la gestione del malaffare nella periferia est del capoluogo partenopeo.
(nella foto da sinistra il boss Francesco DeMartino, Francesco Pignatiello e il figlio Pasquale Pignatiello
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