strong>Venerdì 22 ottobre ore 21.00 torna in scena a Napoli, sul palcoscenico del Nuovo Teatro Sanità, ‘La rosa del mio giardino – Lorca e Dalì: ultimo ballo a Fuente Grande‘, scritto da Claudio Finelli, interpretato da Simone Borrelli e Alessandro Palladino, per la regia di Mario Gelardi.
Lo spettacolo si avvale delle musiche eseguite dal vivo al violoncello dal maestro Arcangelo Michele Caso e dei costumi di Rachele Nuzzo.
Gelardi e Finelli, partendo dalle lettere ritrovate, indirizzate da Salvador Dalì a Federico García Lorca, hanno immaginato le risposte del poeta all’amico pittore. In scena, nove anni di lettere reali e immaginarie, in cui si mescolano poesia, pittura, amicizia, sentimenti che sfiorano l’amore, in un rincorrersi di parole e disegni. Replica sabato 23 ottobre ore 21.00 e domenica 24 ore 18.00.
Nel 1923, alla Residencia de Estudiantes, famoso collegio a Madrid che ospitava rampolli dell’alta borghesia spagnola, arriva un giovane impacciato, con l’aria un po’ trasognata e l’aspetto singolare. Ha diciotto anni e fa il pittore. Il suo nome è Salvador Dalí.
Il giovane attira subito l’attenzione di un poeta di poco più grande di lui e molto in vista alla Residencia: Federico Garcia Lorca. Tra i due nasce un’amicizia fatta soprattutto di intesa intellettuale. Sono spiriti affini che vedono il mondo con gli stessi occhi. È difficile dare un nome al tipo di rapporto che univa i due artisti. Di fatto, non si hanno prove di una vera e propria relazione romantica tra loro. Lorca scrisse la celebre Ode a Salvador Dalí, dove è ben chiaro l’affetto che provava per l’amico e l’ammirazione per il suo genio artistico. Lo definisce appunto, “rosa del giardino”.
Lasciata la scuola inizia tra i due un epistolario durato fino alla fucilazione del poeta. Della fitta corrispondenza tra loro sono sopravvissute quaranta lettere scritte dal pittore a Lorca, mentre sono rimaste solo sette lettere di Lorca a Dalì. La spiegazione sembra si trovi in un certo atteggiamento ostile nei confronti di Lorca, da parte della sorella e della moglie di Dalì.
“Le lettere di Salvador Dalì inviate all’amico – spiega Gelardi –, ci raccontano un rapporto cinico che si scontrava con una disperata ricerca d’amore. Nello spettacolo restituiamo l’ultimo scontro tra due personalità agli antipodi: la sensibilità di Lorca e la strabordante eccentricità dell’artista, appaiono inconciliabili. Ricostruiamo un incontro mai avvenuto, in una notte surrealista, in cui l’amore di Lorca si contrappone al cinismo di Dalì, al suo essere personaggio fino in fondo. Il sogno si mischia con la realtà, realtà che arriva violenta la notte in cui il poeta venne giustiziato. L’unione rifulge in quell’ultimo ballo, che segna la fine di un’amicizia, forse di un amore, sicuramente la fine di una vita”.
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